ROMA (MF-DJ)--La campanella, con l'avvio delle negoziazioni dei titoli suonerà a luglio, mercati permettendo. Ma l'eco non si sentirà a Piazza Affari bensì a Wall Street - per l'esattezza al New York Stock Exchange, il listino principale americano - dove investitori e banche hanno steso tappeti rossi alla matricola Stevanato Group, uno dei campioni del Made in Italy, cresciuto nel 2020 fino a 662 milioni di euro di ricavi rispetto ai 536,5 milioni di un anno prima, grazie all'aumento di domanda di prodotti generata dalla pandemia di Covid-19.

Lo scrive L'Economia del Corriere della Sera aggiungendo che il gruppo con sede a Piombino Dese, nella provincia di Padova - che la scorsa settimana ha depositato alla Sec, la Consob americana, il Filing F1, cioè il prospetto per la quotazione - è un anello chiave della lunga catena della produzione di vaccini, quella che va da Pfizer, Moderna e molti altri atri fino ai pazienti.

«Abbiamo supportato con fiale di vetro e siringhe circa il 90% dei programmi vaccinali fin qui sul mercato», spiega la società nel prospetto. Stevanato Group possiede nove impianti in Europa, tra Italia, Germania e Slovacchia, in Brasile, in Cina, in Messico e negli Usa dove produce per Big Pharma contenitori, fiale e dispositivi per la diagnostica. Si quoterà al Nyse con un'operazione mista tra aumento di capitale e vendita di azioni da parte di Stevanato Holding, la cassaforte dell'omonima famiglia che ha fondato l'azienda 70 anni fa. La cabina di regia dell'Ipo americana è stata affidata all'advisor Houlihan Lockey, oltreché a Morgan Stanley, BofA e Jefferies come lead bookrunner e da Citigroup, KeyBanc, Ubs, Wells Fargo e William Blair.

I piani sono già pronti «per espandere ulteriormente gli impianti di produzione in Italia, stabilirne di nuovi per i prodotti EZ-Fill, con un forte focus su biologici e vaccini, nello Stato americano dell'Indiana, a Zhangjiagang in Cina e perseguire acquisizioni strategiche per ampliare la nostra offerta, il nostro know-how tecnico e l'impronta internazionale», ha spiegato il gruppo veneto nel filing. L'impegno che l'azienda preannuncia agli investitori internazionali sarà sulla tecnologia, che a Padova è già di casa grazie alla robotica e all'intelligenza artificiale applicata al suo apparto produttivo, e sulle capacità ingegneristiche.

L'innovazione ha d'altronde spinto fin qui le 15 maggiori biotech Usa per capitalizzazione al Nasdaq e oltre cento nel mondo a diventare suoi clienti. È anche per questo che il presidente esecutivo Franco Stevanato, il fratello Marco, vice presidente - cioè i figli di Sergio, presidente onorario -, affiancati da tutta la famiglia e dall'amministratore delegato Franco Moro - hanno scelto Wall Street. Ma uno degli obiettivi primari sarà anche di accelerare la catena di distribuzione dei farmaci, in una fase che è cruciale per i vaccini. Il mercato di riferimento è quello dei prodotti biofarmaceutici iniettabili e della diagnostica in vitro che tutto assieme vale 11 miliardi di dollari.

«Faremo acquisizioni e partnership tecnologiche per aumentare l'offerta», promette l'azienda che ha d'altronde fatto dell'm&a la sua cifra. L'obiettivo di medio periodo è di arrivare a un miliardo di dollari di ricavi. Stevanato lavora con tutto il settore della farmaceutica e delle life science, oltre al biotech - 700 imprese di riferimento a livello globale - molte in Nord America, un mercato che contribuisce al 26% del fatturato.

Intanto banche e potenziali investitori si esercitano sul possibile valore a Wall Street della società italiana che nel 2020 ha registrato un ebitda di 157,2 milioni, in forte crescita rispetto ai 108,4 dell'anno precedente. Al Nyse le società del biotech o comunque legate a quel mondo hanno valutazioni che possono anche arrivare a 15-20 volte l'ebitda atteso. Difficile per ora fare stime credibili ma sulla base di quei multipli la valutazione dell'azienda italiana potrebbe arrivare a 4 miliardi di dollari, secondo le cifre girate sul mercato.

pev

(END) Dow Jones Newswires

June 28, 2021 03:24 ET (07:24 GMT)