BRUXELLES (awp/ats/ans) - La direttiva Ue sul salario minimo va "integralmente" annullata: lo ha chiesto la Danimarca alla Corte di Giustizia dell'Unione europea ritenendo che la normativa del 2022 sia contro il principio di attribuzione, cosa sia o meno cioè di competenza europea e cosa competenza esclusiva degli Stati. E ora l'avvocato generale della Corte ha depositato un parere in cui dà nettamente ragione a Copenaghen.

La direttiva, secondo Nicholas Emiliou, è "incompatibile" con il Trattato dell'Ue in particolare proprio rispetto alle competenza dei 27 di decidere sulle tematiche relative a retribuzione e al diritto di associazione. Il parere dell'avvocato generale non è vincolante anche se in molti casi viene poi recepito nella sentenza.

La direttiva sul salario minimo è intervenuta con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro nell'Ue soprattutto sull'adeguatezza dei salari e promuovere la contrattazione collettiva. Non ha fissato di per sé automatismi o obblighi previsti per gli Stati a introdurre comunque un salario minimo e ancor meno un unico salario minimo a livello Ue.

Ma chiede che quando in un Paese comunitario gli stipendi seguono un contratto collettivo questo introduca anche un salario minimo legale e che in generale si dichiari l'applicazione universale dei contratti collettivi. Quando la copertura della contrattazione collettiva sia al di sotto dell'80%, si chiede scattino dei criteri di consultazione delle parti sociali e piani di azione per la promozione sempre dei contratti collettivi. Andava recepita entro metà novembre 2024 e da quella data entrava in vigore.

"Propongo alla Corte di giustizia di annullare integralmente la direttiva" dell'ottobre 2022, ha affermato però l'avvocato generale nel parere appena depositato. L'argomentazione è che sì il Trattato Ue preveda una competenza dell'Unione europea nel promuovere l'occupazione e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ma che comunque resti tutta agli Stati la competenza su retribuzioni, diritto di associazione e diritto di sciopero, dove invece la direttiva interviene.

La controversia giudiziaria a Lussemburgo ha visto associarsi, accanto alla Danimarca, la Svezia su alcune argomentazioni e poi la Commissione al fianco di Pe e Consiglio, e a seguire intervenuti nel procedimento Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Portogallo. Per l'avvocato della Corte chiamata a garantire l'osservanza del diritto comunitario sono tutti da condannare alle spese, salvo la Danimarca. In Italia come noto non esiste una legge sul salario minimo, come anche in diversi altri Stati Ue (c'è però nella gran parte) ma il livello dei salari è affidato alla contrattazione collettiva, a sua volta non obbligatoria ma largamente diffusa.