L'esecutivo del premier Mario Draghi aveva bloccato l'operazione lo scorso ottobre applicando il 'golden power', i poteri speciali a tutela degli asset strategici italiani.

Da quando si è insediato a Palazzo Chigi, quasi un anno fa, l'ex banchiere centrale europeo ha opposto il veto a tre acquisizioni cinesi in Italia e il ricorso di Syngenta, cui ha aderito anche Verisem, mostra come il golden power rischi di alimentare contenziosi legali con le aziende coinvolte.

Una delle fonti spiega infatti che i due gruppi hanno accusato il governo di ingiustificato rigetto delle misure correttive spontaneamente proposte dalle parti.

Il veto era stato invece difeso da Coldiretti, la lobby italiana del settore, secondo la quale il passaggio di Verisem sotto controllo cinese avrebbe potuto spostare in Asia l'equilibrio strategico mondiale nel controllo delle sementi per la produzione di ortaggi ed erbe.

Syngenta è stata acquisita nel 2017 per 43 miliardi di dollari da ChemChina, gruppo poi integrato con Sinochem Holdings Corp.

Messa in vendita dal fondo americano Paine Schwarts and Partners, Verisem si descrive sul suo sito web come un produttore globale di semi con impianti di lavorazione in Italia, Francia e Nord America. Syngenta aveva offerto circa 200 milioni di euro per le sue attività.

Il governo dovrà gestire almeno un altro contenzioso legato all'applicazione del golden power a investitori cinesi.

LPE, azienda lombarda specializzata nello sviluppo di reattori epitassiali, si è appellata al Tar dopo che Roma ha impedito che fosse acquisita dalla società cinese Shenzhen Invenland Holdings Co Ltd.

(Giuseppe Fonte e Giselda Vagnoni, in redazione a Milano Claudia Cristoferi)