MILANO (MF-DJ)--L'inflazione americana cresce meno delle attese e i listini europei festeggiano con Piazza Affari che a fine giornata registra un progresso di quasi l'1%.

Bene anche i listini Usa con gli operatori che sperano in un atteggiamento meno aggressivo della Fed dopo queste indicazioni migliori del previsto.

In una giornata dominata dai dati macro relativi ai prezzi in diverse zone del mondo, è stato proprio il dato pubblicato oggi pomeriggio negli Usa ad accendere l'azionario dopo una mattinata sulla paritá. In particolare, l'inflazione negli Stati Uniti è rimasta invariata a livello mensile ed è cresciuta dell'8,5% su base annuale a luglio, rispetto al +0,3% m/m e al +8,9% a/a attesi dal consensus.

L'indice dei prezzi al consumo core, attentamente monitorato dalla Fed, è salito dello 0,3% a livello congiunturale ed è aumentato del 5,9% a/a (+0,5% m/m e +6,1% a/a il consenso).

Secondo Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, però "i prezzi dell'energia e delle materie prime rimangono i driver chiave dell'inflazione, quindi l'allentamento dell'indice dei prezzi al consumo negli Usa - mentre riduce i timori di mosse troppo aggressive da parte della Fed - non rappresenta un punto di svolta per la politica monetaria. La decelerazione del tasso core è un'indicazione provvisoria che potremmo essere vicini al picco dell'inflazione, ma gli affitti continuano ad aumentare a un ritmo molto sostenuto e ci vorrà del tempo prima che il raffreddamento dei prezzi delle case influisca su questa componente chiave del paniere dei consumi. Quindi la discesa a un tasso di inflazione ragionevole richiederà mesi".

Nonostante queste notizie moderatamente buone, prosegue l'esperto, "il compito per la Fed rimane molto difficile: gli ottimi numeri occupazionali della scorsa settimana e i continui segnali di crescita salariale mostrano che il mercato del lavoro rimane estremamente positivo. I progressi limitati e incerti sul fronte dell'inflazione visibili nei dati appena pubblicati non sono sufficienti perché la Fed si muova verso un ritmo di normalizzazione molto meno aggressivo. Il nostro scenario di base rimane un aumento di 50 pb a settembre, con un certo rischio che si ripeta il rialzo di 75 pb registrato a luglio".

Prima del dato americano, erano arrivate altre indicazioni - anche in questo caso non così negative - da Cina, Germania e Italia.

In Germania, infatti, l'inflazione a luglio è cresciuta dello 0,9% m/m, in linea alle attese degli analisti, mentre in Cina l'inflazione è salita sui massimi da due anni a luglio, spinta dall'impennata dei prezzi della carne di maiale, ma il dato è stato inferiore alle previsioni.

Nel dettaglio l'indice dei prezzi al consumo cinese è cresciuto del 2,7% a livello annuale a luglio, rispetto all'incremento del 2,5% a/a di giugno. Si tratta della lettura piú alta dal luglio del 2020. Il dato è comunque al di sotto del consenso.

In Italia, infine, a luglio i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua (da +8% del mese precedente).

fus


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August 10, 2022 12:00 ET (16:00 GMT)