MILANO (MF-DJ)--Prova del fuoco per le banche centrali occidentali, chiamate a dare un segnale chiaro sulle prossime mosse di politica monetaria.

Dato ormai quasi per certo che il ritmo dei rialzi dei tassi rallenterá giá questa settimana, i riflettori del mercato sono tutti puntati sul 2023. Per la Fed si parla giá di un'inversione di rotta, con un taglio dei tassi che per Schroders arriverá nella seconda parte dell'anno prossimo.

"Tre delle piú importanti banche centrali si riuniranno questa settimana (Bce, Fed, BoE) e l`aspettativa del mercato, ben consolidata, è per una moderazione del ritmo di rialzo dei tassi d`interesse a +50 punti base. Il focus, quindi, sará sulle indicazioni che arriveranno dai banchieri centrali sul percorso da seguire in futuro. Le condizioni del mercato del lavoro rimangono rigide e le pressioni salariali elevate e c`è ancora un dibattito acceso tra i vari membri dei board su persistenza dell`inflazione e generale rischio di aumentare i tassi in maniera eccessiva a fronte di un atteso rallentamento economico", commentano gli analisti di Equita Sim.

Mercoledì la Federal Reserve è dunque attesa alzare i tassi di 50 punti base, in rallentamento rispetto agli ultimi aumenti da 75 punti base. Domani, giorno in cui inizierá la riunione del Fomc della Fed, verrá resa nota l'inflazione negli Stati Uniti a novembre.

Giovedì la Bce, che rispetto alla Fed ha iniziato piú tardi la politica di restringimento monetario, è attesa alzare i tassi di 50 o 75 pb. La banca centrale europea, spiega Stephen Innes, managing partner di Spi Asset Management, "affronta il difficile trade-off tra alti prezzi dell'energia da un lato ed economia in rallentamento, come a dire inflazione contro crescita".

Per quanto concerne la BoE, per Michael Hewson, Chief Market Analyst di CMC Markets, la banca centrale giovedì dovrá decidere tra un aumento da 50 pb o da 25 pb.

Ma la Borsa guarda gia' al 2023. "L'anno prossimo un calo dell'1% del Pil statunitense si tradurrá in un calo del 14% degli utili societari americani", un "quadro desolante per gli utili societari; tuttavia, le valutazioni inizierebbero a riprendersi grazie al taglio dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali in risposta al peggioramento della crescita e al miglioramento del contesto dell'inflazione. Tuttavia, non prevediamo che le banche centrali delle economie avanzate, al di fuori degli Stati Uniti, si orientino verso un taglio dei tassi nel 2023", spiega Keith Wade, Chief Economist e Strategist di Schroders, secondo cui "le misure dell'inflazione di fondo - che escludono voci volatili come il petrolio e i generi alimentari per fornire un quadro piú chiaro dell'andamento dei prezzi sottostanti - potrebbero aver giá raggiunto il picco negli Stati Uniti, ma rimangono su traiettorie ascendenti nel Regno Unito e in Europa. Questo potrebbe complicare gli sforzi della Bce e della BoE per riportare l'inflazione verso gli obiettivi del 2%".

Per l'esperto la Bce e la BoE continueranno ad alzare i tassi fino all'inizio del 2023, per poi tenerli fermi per il resto del 2023. In generale, per Wade è possibile immaginare una "dinamica piú complessa tra i governi e le banche centrali, soprattutto finchè le banche rimarranno concentrate sulla stabilitá dei prezzi e godranno dell'indipendenza necessaria per tenere sotto controllo l'inflazione. Le banche centrali vorranno resistere alle pressioni politiche e non ripetere gli errori del passato, quando hanno tagliato i tassi d'interesse troppo presto, per poi dover ricominciare ad alzarli con il ritorno dell'inflazione".

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December 12, 2022 12:01 ET (17:01 GMT)