ROMA (MF-DJ)--Nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha determinato una "intensa" flessione dei flussi turistici in tutto il territorio nazionale. Il calo ha riguardato in misura più marcata la componente internazionale e, tra le aree geografiche, il Centro e il Mezzogiorno. La crisi pandemica si è riflessa in un deterioramento delle condizioni occupazionali e in una contrazione del fatturato del settore turistico più marcati rispetto agli altri comparti. Le imprese turistiche hanno fronteggiato il maggiore fabbisogno di liquidità che ne è derivato facendo "ampio" ricorso ai finanziamenti erogati da banche e società finanziarie. Il ricorso alle moratorie e alle garanzie previste dagli interventi pubblici è stato "più intenso" rispetto agli altri settori in tutte le aree del Paese. La crisi non si è invece ancora riflessa negativamente sul numero di imprese attive e sulla qualità del credito in connessione con le moratorie e le misure di sostegno all'attività di impresa. Tuttavia, per le aziende del settore turistico la maggiore leva finanziaria alla vigilia della pandemia e il più elevato incremento dei prestiti nel 2020 potrebbero indurre un rischio di sovraindebitamento.

E' quanto si legge nella nota Covid di Bankitalia sugli effetti della

pandemia sul settore turistico nella quale si precisa che le presenze si sono contratte del 52,3% e la flessione ha interessato sia la componente nazionale (-33,8) sia, in misura piú marcata, quella estera (-70,3), che nel 2019 rappresentava la metá delle presenze. I flussi turistici si sono sostanzialmente arrestati tra aprile e maggio del 2020; nei mesi estivi, in connessione con l'allentamento delle restrizioni, hanno registrato un parziale recupero, piú intenso per la componente nazionale per la quale, nel mese di agosto, le presenze erano pressochè tornate sugli stessi livelli del 2019. Le presenze di turisti stranieri hanno invece mostrato una "modesta" capacità di ripresa rimanendo ad agosto su livelli inferiori di oltre la metá rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Da ottobre, con il riacutizzarsi dell'emergenza sanitaria e le successive restrizioni agli spostamenti, i flussi turistici hanno subito un'ulteriore battuta d'arresto, particolarmente marcata per la componente internazionale. La flessione delle presenze turistiche nel complesso del 2020 è stata "particolarmente intensa" in tutte le ripartizioni territoriali (tra -59,3% al Centro e -46,2% nel Nord Est) risentendo soprattutto dell'andamento negativo della componente estera. Le presenze straniere si sono contratte in misura piú marcata nel Mezzogiorno e al Centro (-81,4 e -80,4 rispettivamente).

Le misure di contenimento della diffusione del coronavirus e la paura del contagio si sono riflesse in un "drastico" calo del traffico di passeggeri negli aeroporti italiani (-72,6% a livello nazionale nel 2020). In tutte le aree territoriali la contrazione ha riguardato sia il traffico nazionale sia, in misura più accentuata, quello internazionale. L'andamento dei passeggeri nel corso dell'anno ha riflesso l'evoluzione della pandemia e le restrizioni alla mobilitá delle persone: dopo il sostanziale azzeramento durante la prima ondata dei contagi nei mesi primaverili, il numero dei passeggeri era lievemente cresciuto in estate, raggiungendo ad agosto il 37% del livello dello stesso mese del 2019 (con un minimo del 24% al Centro e un massimo del 53% nel Mezzogiorno). Nei mesi autunnali, durante la seconda ondata della pandemia, il traffico è tornato a ridursi e a dicembre il numero di passeggeri era pari al 13% di quello dello stesso mese dell'anno precedente. Anche nel 2021 la dinamica del traffico di passeggeri negli aeroporti è rimasta debole in tutte le ripartizioni territoriali. A livello nazionale, nei primi sette mesi dell'anno il numero di passeggeri è stato pari al 25% rispetto a quello rilevato nello stesso periodo del 2019.

Le condizioni occupazionali del settore turistico hanno subito un deterioramento piú pronunciato rispetto alle altre attivitá a seguito della crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19. Nella media del 2020, a livello nazionale, il numero di occupati del comparto si è ridotto dell'11,4% (-1,2 per il resto dell'economia), contribuendo per oltre i due quinti del calo complessivo del totale dei settori. La contrazione è stata particolarmente marcata in tutte le aree del Paese (compresa tra il -17,2% nel Nord Est e il -7,2% al Centro). La perdita dei posti di lavoro non è stata omogenea tra categorie di lavoratori: sul calo dell'occupazione ha infatti inciso soprattutto la componente a termine, diminuita nella media dell'anno del 31,5%, mentre l'impatto sull'occupazione permanente è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni.

L'accesso delle imprese del comparto del turismo ai prestiti assistiti da garanzie pubbliche è progressivamente cresciuto nel corso dell'anno, sino a interessare il 70% delle imprese alla fine del 2020. L'incidenza dei finanziamenti in moratoria e/o assistiti dalle garanzie "Covid-19" era pari, alla fine del 2020, al 48,6% a livello nazionale per il comparto turistico (21 punti percentuali in più rispetto alle altre imprese). Tra le macroaree, tale quota era più rilevante nel Mezzogiorno (57,9%) e, al contrario, minore nel Nord Ovest (42,6).

vs

(END) Dow Jones Newswires

September 28, 2021 09:01 ET (13:01 GMT)