ROMA (MF-DJ)--La pandemia avrá un "effetto devastante" sui bilanci

delle imprese, da qui "l'assoluta necessitá delle misure" di sostegno

introdotte con i decreti Cura Italia e Liquiditá. Tra marzo 2020 e metá

aprile 2021, sono piú che decuplicate, rispetto al 2019, le richieste di

garanzia accolte dal Fondo di garanzia per le pmi, pari a circa un milione e 860mila. Le risorse così immesse nel sistema nel corso del 2020 sono state "ingenti e hanno il pregio di non impattare nell'immediato sul

rapporto debito pubblico/Pil". L'impatto sul debito pubblico delle

garanzie su crediti concesse dal Fondo è, infatti, determinato dal

rischio di escussione delle medesime, ovvero dalla qualitá del credito

sottostante. Ora la sfida "non è solo quella di proseguire nell'utilizzo

di strumenti che si sono rivelati efficaci nell'affrontare l'emergenza, ma aiutare il tessuto produttivo nazionale a incamminarsi lungo un nuovo

sentiero di crescita, senza che si verifichi, come in passato, un divario

regionale dei percorsi di sviluppo".

E' quanto si legge nel Report "Fondo di garanzia per le Pmi. Il sostegno alla liquiditá delle imprese nell'emergenza Covid-19" curato da Mediocredito Centrale e Svimez. Il primo effetto delle misure di sostegno è stato di non aver interrotto l'afflusso di credito al mondo delle imprese, a differenza di quanto avvenuto in altre fasi cicliche recenti. Nei primi due trimestri del 2020, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, gli impieghi all'economia reale sono aumentati in misura ragguardevole; maggiormente al Centro-Nord, ma anche il Sud ne ha beneficiato. In particolare, "appare netta la differenza con il precedente ciclo negativo, tra il 2012 e il 2013, caratterizzato da una marcata caduta negli impieghi". La maggiore disponibilitá di credito si è riflessa su due elementi tra loro interrelati. Con riferimento al tasso di deterioramento dei crediti delle societá non finanziarie, nella prima parte del 2020 non sono emerse particolari tensioni nè si segnalano modifiche sostanziali sullo stock di imprese attive.

La pandemia è intervenuta dopo un quadriennio (2015-2019) in cui la

ripresa è stata di entitá modesta e con un profilo temporale calante.

Questa fase ciclica positiva non ha avuto la forza, specie nel Sud, di

recuperare l'ampia perdita di base produttiva che vi è stata durante la

"lunga crisi" (2008- 2014) caratterizzata da un intenso processo di

selezione. Un'ulteriore contrazione, nell'immediato futuro, nel numero e

nella qualitá delle imprese presenti nei vari territori non potrebbe che

rendere piú manifesta la frammentazione dei percorsi di sviluppo

regionali emersa alla fine della "lunga crisi", non solo nel Sud ma anche

nella circoscrizione del Centro.

La struttura finanziaria delle imprese che hanno presentato domanda al

Fondo per le Pmi "presenta notevoli criticitá". Questo elemento, si

sottolinea nel rapporto, non costituisce certo una novitá, in quanto

accompagna le Pmi italiane da molto tempo. In questo contesto, dal lato

delle passivitá si riscontra un grado di indebitamento corrente

mediamente elevato e, con riferimento alle attivitá, un grado di

elasticitá degli impieghi ugualmente alto. La gestione del magazzino e

dei crediti a breve, rispetto al totale delle attivitá, si conferma il

vero tallone d'Achille per molte Pmi. In entrambi i casi, le imprese del

Sud mostrano una situazione comparativamente meno soddisfacente.

vs

(END) Dow Jones Newswires

April 14, 2021 12:40 ET (16:40 GMT)