La scorsa settimana, l'inflazione statunitense misurata dal PCE Core è risultata leggermente superiore alle attese, raggiungendo un +2,7% contro una previsione di +2,6%. Allo stesso tempo, anche i consumi hanno battuto il consenso, aumentando dello +0,5% a settembre contro il +0,4% previsto. Sebbene questi fattori possano pesare sul ritmo dei tagli dei tassi da parte della Fed, la creazione di posti di lavoro ha aggiunto un'altro tassello al puzzle. Va detto che, con soli 12k posti di lavoro creati, il dato era ben al di sotto delle aspettative (100k). Tuttavia, questi dati devono essere presi con le pinze, dato che ci sono stati due uragani durante il periodo preso in esame. Gli indici azionari hanno colto la notizia al volo, trovando in essa un motivo in più per scendere di 25 punti base questa settimana.

Nel frattempo, i tassi di interesse, dopo un iniziale allentamento, hanno ripreso la loro marcia al rialzo. La forte ripresa in atto da settembre riflette il rischio di un ritorno dell'inflazione nel medio termine, alimentato da un'economia vivace e da una politica (troppo) accomodante. Nonostante ciò, il rendimento degli Stati Uniti a 10 anni è ora a un passo da un'importante zona di resistenza. L'intervallo da tenere d'occhio, che si estende dal 4,46% al 4,55%, corrisponde all'incrocio tra più rapporti di Fibonacci e la linea che unisce i massimi dell'ultimo anno. L'assenza di divergenza ribassista ai livelli attuali suggerisce che il trend rialzista dovrebbe continuare verso questa zona, che riteniamo debba essere sfruttata per tentare almeno una reazione ribassista, con un obiettivo di rendimento del 4%.

Fonte: Bloomberg