(Reuters) - L'Unione europea sta considerando la possibilità di bandire le sostanze chimiche ampiamente utilizzate e potenzialmente dannose note come Pfas (sostanze perfluroalchiliche) o 'inquinanti eterni', in quella che potrebbe diventare la più ampia regolamentazione dell'industria chimica del continente.

Tali sostanze sono utilizzate in decine di migliaia di prodotti tra cui automobili, tessuti, attrezzature mediche, mulini a vento e padelle antiaderenti, in virtù della loro resistenza a lungo termine alle alte temperature e alla corrosione.

I cinque Stati che hanno collaborato al progetto, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Norvegia - quest'ultimo Stato non appartenente alla Ue - hanno affermato in una dichiarazione congiunta che, se la loro proposta venisse approvata, diventerebbe "una delle maggiori messe al bando di sostanze chimiche mai vista in un Europa".

"Un divieto ridurrebbe la quantità di Pfas nell'ambiente nel lungo periodo. Inoltre renderebbe prodotti e processi più sicuri per l'uomo".

Secondo la bozza di proposta, una volta entrato in vigore il divieto, le aziende avrebbero tra 18 mesi e 12 anni per introdurre alternative alle oltre 10.000 sostanze inquinanti interessate, a seconda della disponibilità.

Tra i produttori e gli utilizzatori di Pfas, che hanno formato una mini lobby nell'ambito dell'associazione europea dei produttori di sostanze chimiche Cefic, figurano Basf, 3M, Bayer, Solvay, Merck e il produttore di teflon Chemours.

"Attualmente, in molti casi, non esistono alternative e in alcuni casi probabilmente non esisteranno mai", affermano i cinque Paesi nella loro dichiarazione, esortando le aziende a lavorare su prodotti sostitutivi.

Gli agenti impermeabilizzanti per i tessuti sono tra i più facili da sostituire, ad esempio la cera di paraffina, ma al momento non sono disponibili alternative per l'uso in alcuni dispositivi medici come i pace maker, si legge nel dossier.

L'appellativo di 'inquinanti eterni' deriva dalla loro capacità di accumularsi nell'acqua e nel suolo perché non si decompongono grazie al legame estremamente forte tra gli atomi di carbonio e di fluoro.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Francesca Piscioneri)