ROMA (MF-DJ)--La Bce «sostanzialmente condivide» la direttiva europea sulle case green, giudicata sulla base delle conseguenze per la politica monetaria e la supervisione bancaria. Ma nello stesso tempo Francoforte in un parere ufficiale firmato dalla presidente Christine Lagarde ha espresso «preoccupazioni» riguardo alla metodologia per la definizione delle nuove classi energetiche (Epc, Energy Performance Certificates) e ha chiesto «un maggiore grado di armonizzazione nell'Unione».

La direttiva Ue, scrive Milano Finanza, fissa requisiti energetici minimi per gli edifici da rispettare secondo una tabella di marcia. Per esempio, gli immobili residenziali dovranno essere almeno di classe F da gennaio 2030 e di classe E dal 2033. Livelli più stringenti sono fissati per edifici pubblici e non residenziali. Ma il testo Ue si limita a definire criteri comuni per la classe peggiore (il 15% degli immobili peggiori in ogni Stato) senza armonizzare le definizioni e le metodologie delle categorie. Dal punto di vista del rischio, secondo la Bce, questo aspetto «ridurrà la comparabilità tra gli Stati e l'utilità degli Epc come proxy della rischiosità di uno specifico bene immobiliare». Inoltre c'è il rischio di soglie «calibrate male», con la possibilità quindi di eccessive ristrutturazioni. Una metodologia più armonizzata invece «aiuterebbe la Bce nelle funzioni di vigilanza prudenziale a valutare l'impatto dell'efficienza energetica sulle esposizioni immobiliari degli istituti di credito, sulla base di dati affidabili e comparabili e di definizioni comuni e standardizzate nell'Unione».

Inoltre «migliorerebbe la capacità dell'Eurosistema di valutare adeguatamente l'impatto dei rischi finanziari legati al clima sulle attività detenute in bilancio e di garantire un'adeguata protezione dai rischi del bilancio dell'Eurosistema». In questo modo Francoforte ha anche chiarito l'ambito della sua valutazione: non si tratta di un giudizio politico sulla direttiva ma relativo all'impatto su politica monetaria e vigilanza. Un ulteriore aspetto da migliorare, secondo la Bce, riguarda le tempistiche. La banca centrale suggerisce di anticipare la trasposizione negli Stati della direttiva entro fine 2024 anziché entro fine 2025 come ora previsto. Così ci sarebbe più tempo per adempiere alle prime disposizioni del testo Ue: già nel 2027 gli edifici pubblici e non residenziali dovranno essere almeno alla classe F.

Inoltre un'adozione anticipata consentirebbe alle banche di avere prima più dati sulle classi energetiche migliorando così il risk management. Questo elemento è apparso importante alla Vigilanza nel recente stress test climatico.

La Bce ha comunque condiviso gli obiettivi generali della direttiva Ue che «mira ad aumentare il tasso e la profondità delle ristrutturazioni edilizie, a migliorare le informazioni sul rendimento energetico degli edifici e a garantire che tutti gli edifici siano in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione». La direttiva secondo Francoforte «sosterrà anche gli sforzi dell'Unione per garantire la sicurezza energetica» e «contribuirà a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diminuire la domanda di gas naturale». Inoltre «renderà famiglie e imprese più resistenti alle impennate dei prezzi dell'energia riducendo il consumo energetico degli edifici e ridurrà la sensibilità dei prezzi alla volatilità dei combustibili fossili». Infine la direttiva «conferisce maggiore certezza al ritmo e alla tempistica della transizione sostenibile dell'Unione, in modo da poter essere considerata dagli istituti di credito nelle decisioni sull'allocazione del portafoglio e sui finanziamenti a medio termine».

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1808:19 gen 2023


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