MILANO (MF-DJ)--Gli Stati Uniti e i loro alleati concordano sulla necessità di ridurre la loro dipendenza dalla Cina. Sono d'accordo anche sul fatto che nessuno può farlo da solo, perchè nessun Paese è abbastanza grande da sostenere un'intera catena di approvvigionamento. Da qui le frequenti richieste di collaborazione tra "partner che la pensano allo stesso modo". In una riunione di questa settimana, gli Stati Uniti e l'Unione europea si sono impegnati a "un'azione coordinata per promuovere la diversificazione della catena di approvvigionamento".

Dietro questo cameratismo retorico, però, riappaiono vecchie abitudini come protezionismo e provincialismo, spiega il Wall Street Journal. In primo luogo, la Corea del Sud, il Giappone e l'Unione europea si lamentano del fatto che i sussidi per i veicoli elettrici previsti dall'Inflation Reduction Act (Ira), che il presidente Usa Joe Biden ha firmato ad agosto, discriminano i produttori europei e limitano gli investimenti. In secondo luogo, quegli stessi alleati hanno respinto le richieste degli Stati Uniti di aderire alle loro restrizioni sull'esportazione di tecnologia sensibile usata per i semiconduttori in Cina.

C'è un grande trattativa da fare qui: gli Stati Uniti possono rendere i loro alleati idonei a ricevere i sussidi per i veicoli elettrici e gli alleati, in cambio, possono unirsi ai controlli di Washington sui semiconduttori. La politica alla base e i dettagli di un simile accordo sono, ovviamente, difficili, e forse insormontabili. Tuttavia, tale soluzione, se si verificasse, non comporterebbe quasi alcun costo economico per gli Stati Uniti nè i suoi alleati e garantirebbe potenzialmente grandi guadagni a lungo termine.

La falda sui sussidi per i veicoli elettrici ha origine nei pilastri divergenti dell'agenda di Biden, che vuole accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, rilanciare i posti di lavoro americani e rafforzare la cooperazione per contrastare la Cina. Pertanto, l'Ira ha esteso i sussidi fino a 7.500 dollari per veicolo elettrico a condizione che i veicoli siano assemblati in Nord America e che i minerali contenuti nelle sue batterie provengano dagli Stati Uniti o da Paesi con i quali gli Usa hanno un accordo di libero scambio.

Il Giappone, la Corea del Sud e l'Europa temono che le proprie industrie dei veicoli elettrici ne risentiranno poiché le vendite e gli investimenti verrebbero dirottati negli Usa. "L'economia degli Stati Uniti riceverà una spinta che distorcerà il mercato, limitando le condizioni di parità globale e trasformando un obiettivo globale comune - combattere cambiamento climatico - in un gioco a somma zero", ha detto la Commissione europea, minacciando di portare il caso all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e di lanciare propri sussidi.

L'Europa non è da meno quando si tratta di tasse e sussidi che distorcono il mercato. Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Ue hanno elaborato "tasse sui servizi digitali" progettate per colpire le società tecnologiche americane ma non europee; le imposte sono sospese in attesa dell'attuazione di un più ampio accordo fiscale internazionale. L'anno scorso, la Commissione Ue ha annunciato sovvenzioni alla propria alleanza per le batterie. "Stabilendo una catena del valore delle batterie completa, decarbonizzata e digitale in Europa, possiamo dare al nostro settore un vantaggio competitivo", si è vantato il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton.

Quando si tratta di sussidi, però, la Cina è la campionessa. Si presentano principalmente sottoforma di azioni e prestiti governativi, agevolazioni fiscali, contratti governativi preferenziali e trasferimento forzato di tecnologia. Sono sussidi distorsivi quanto quelli dell'Ira ma molto meno trasparenti e l'incapacità dell'Omc di controllarli sta corrodendo la fiducia nel sistema commerciale internazionale. Tuttavia, gli alleati hanno ragione: perché la politica industriale firmata dall'amministrazione Biden li tratta allo stesso modo della Cina? Essendo il secondo mercato automobilistico più grande del mondo, gli Stati Uniti erano destinati a ricevere molti investimenti stranieri in veicoli elettrici senza l'Ira: la tedesca Volkswage, la giapponese Honda Motor e Toyota Motor e le sudcoreane Sk On, Lg Group e Hyundai Motor Group già costruiscono, o pianificano di costruire, veicoli elettrici e batterie negli Stati Uniti.

Modificare la legge è ovviamente difficile. Il dipartimento del Tesoro potrebbe usare la propria discrezionalità amministrativa per introdurre gradualmente le disposizioni dell'Ira o definire il contenuto per consentire a più prodotti di qualificarsi. Se gli Stati Uniti si piegheranno ai loro alleati sui veicoli elettrici, i loro alleati dovrebbero piegarsi agli Stati Uniti sui semiconduttori. Le aziende occidentali ora dominano nella progettazione e produzione di chip avanzati, che sono fondamentali per il progresso economico e militare.

cos


(END) Dow Jones Newswires

December 07, 2022 10:42 ET (15:42 GMT)