LONDRA (Reuters) - La flessione dell'attività imprenditoriale nella zona euro si è aggravata questo mese e l'economia sta probabilmente entrando in recessione a causa del contenimento delle spese da parte dei consumatori in seguito all'incremento dell'inflazione.

E' quanto emerge da un sondaggio Pmi.

L'industria è stata particolarmente colpita dagli alti costi dell'energia, dopo che l'invasione russa dell'Ucraina ha fatto impennare i prezzi del gas, mentre il settore dei servizi, dominante in Europa, ha sofferto perché i consumatori sono rimasti a casa per risparmiare.

L'indice composito purchasing managers' index (Pmi) di S&P Global, considerato un buon indicatore della salute economica generale della zona euro, è sceso a 48,2 a settembre da 48,9 ad agosto, in linea con le previsioni elaborate da Reuters. Settembre è il terzo mese sotto la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione.

"Una recessione nella zona euro è in agguato, poiché le aziende segnalano un peggioramento delle condizioni di business e un'intensificazione delle pressioni sui prezzi legate all'impennata dei costi energetici", ha detto Chris Williamson, capo economista di S&P Global.

"Sebbene vi siano stati alcuni segnali di miglioramento nelle catene di approvvigionamento, l'attenzione si è chiaramente spostata sull'energia e sull'aumento del costo della vita, che non solo sta colpendo la domanda, ma in alcuni casi sta anche limitando la produzione manifatturiera e l'attività del settore dei servizi".

All'inizio del mese, un sondaggio Reuters ha indicato il 60% di possibilità di una recessione nella zona euro entro un anno. [ECILT/EU]

La domanda complessiva è scesa ai minimi dal novembre 2020, quando il continente ha patito la seconda ondata di contagi da Covid-19. Il Pmi sulle nuove attività è sceso a 46,0 da 46,9.

Il Pmi servizi è sceso a 48,9 da 49,8, secondo mese al di sotto di 50 e dato più basso da febbraio 2021. Il sondaggio Reuters aveva previsto un calo più modesto a 49,0.

Con i prezzi di nuovo in aumento e la domanda in calo, l'ottimismo per i prossimi 12 mesi è diminuito. L'indice delle aspettative delle imprese è sceso a 53,8 da 56,6, minimo da maggio 2020.

Anche la manifattura ha avuto un mese peggiore del previsto. Il Pmi è sceso a 48,5 da 49,6, rispetto al 48,7 previsto dal sondaggio Reuters e al minimo da giugno 2020. L'indice che misura la produzione, che alimenta il Pmi composito, è sceso a 46,2 da 46,5.

Il sondaggio ha mostrato che i prezzi sono aumentati più rapidamente questo mese, un fattore probabilmente preoccupante per la Banca centrale europea, che ha alzato i tassi di interesse di riferimento di 75 punti base all'inizio di settembre per cercare di domare l'inflazione che ad agosto era oltre quattro volte il suo target. 

Sia l'indice dei prezzi di produzione che quello degli input hanno invertito la tendenza al ribasso e sono aumentati. L'indice dei prezzi dei fattori di produzione ha raggiunto un massimo di tre mesi a 76,4 da 71,7.

(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Stefano Bernabei)