MILANO (MF-DJ)--Quando a gennaio 2021 fu presentato il piano industriale al 2030, a pochi fu subito immediata la scelta di A2A di semplificare la struttura della società sulle due gambe della transizione energetica e dell'economia circolare. Un passaggio non da poco per una multiutility che ha fatto dello spread di servizi che è in grado di offrire la propria forza, ma di fatto necessario per raccontare ad analisti e investitori il percorso del gruppo. Del resto, il modello di multiutility esiste solo in Italia e Germania, mentre nel resto del mondo sono presenti società verticali sui vari business. Come se non bastasse, solo in Italia le ex-municipalizzate sono quotate rendendo così più articolata anche la ricerca di peer internazionali. Per questo «la decisione di partire dai due pilastri della transizione energetica e dell'economia circolare facilita e migliora il racconto, a investitori e analisti, del nostro contributo alla transizione energetica e di come il rifiuto sia l'oggetto prezioso per il mondo dell'energia», spiega a MF-Milano Finanza l'amministratore delegato e direttore generale Renato Mazzoncini. Un racconto fondamentale, soprattutto alla luce del forte impegno su tutto il territorio nazionale e alle grandi ambizioni europee.

Domanda. Una parte importante del piano è destinata alla risoluzione del gap infrastrutturale nel Sud Italia, aspetto non scontato per una società lombarda.

Risposta. In seguito alla recente acquisizione di TecnoA, la nostra terza regione, dopo Lombardia e Piemonte, è diventata la Calabria, dove abbiamo impianti idroelettrici, una grande centrale e ora un importantissimo impianto di gestione di rifiuti industriali. E stiamo programmando circa 1 miliardo di investimenti in Sicilia. Avere base in un territorio con forti potenzialità di sviluppo è importante, ma cerchiamo di portare la nostra esperienza anche in altre regioni. Anche perché il nostro Paese sarà sempre più grande risolvendo due problemi: il calo demografico che complica la crescita economica e il gap infrastrutturale al Sud. Non possiamo avere un'Italia a due velocità e penso che un'azienda infrastrutturale come A2A possa svolgere un importantissimo lavoro da questo punto di vista alla luce del grande know-how e della capacità di lavorare con i territori.

D. La chiamata a un gruppo solido e strutturato per risolvere le differenze infrastrutturali è comprensibile, ma è giusto responsabilizzare così tanto un'azienda?

R. Il grande gruppo è l'unico in grado di muoversi anche in territori più difficili, sotto tutti i punti di vista. Deve però poter contare su un forte alleato, lo Stato. Devono sussistere due elementi chiari e trasparenti. Il primo legato alla sicurezza; penso per esempio all'attivazione del termovalorizzatore di Acerra nel 2009 avvenuto anche grazie al supporto delle Istituzioni. Il secondo aspetto, per un'azienda come la nostra che coinvolge la filiera, è la supply chain. Un gruppo come A2A, che realizza infrastrutture al Sud, può alimentare un'economia locale fatta di aziende medio piccole che entrano a far parte delle supply chain. Per cui se tali aziende entrassero nel processo in maniera strutturata diventerebbe un'opportunità per l'intero territorio.

D. Quindi potrebbe non essere più così indispensabile la tanto agognata multiutility del Sud?

R. Il vero problema da affrontare è l'assenza di impianti e investimenti nel Meridione, oltre l'esigenza di avere buoni regolatori che aiutino lo sviluppo ordinato delle infrastrutture. Per cui non mi porrei il problema di avere una multiutility al Sud quanto di far sì che questo sia attrattivo per le multiutilty. Avere una realtà come A2A che investe al Sud, può essere una grande opportunità per entrambi. Un win-win reciproco.

D. Un altro dei punti fondamentali del piano è poi l'espansione in Europa. Quali strategie seguirete? E a che mercati guardate?

R. Abbiamo ipotizzato di espanderci in due settori in cui ci sentiamo maturi per sostenere tale crescita. In primis le rinnovabili, in cui si potrebbero trovare occasioni interessanti ad esempio in Spagna, un Paese dove lo sviluppo di queste infrastrutture va veloce. Il secondo business è quello del waste-to-energy, della valorizzazione energetica dei rifiuti. Qui la strategia è lievemente diversa. I Paesi del Nord Europa, come Germania, Olanda, Danimarca, sono ben posizionati ma sono presenti altre realtà che mostrano dei gap simili al nostro Paese, come la Francia e la Spagna, così come per non parlare di Grecia, Paesi Balcanici ed Est Europa. Queste geografie offrono possibilità importanti.

D. La crescita europea sarà di tipo greenfield o acquisirete società già attive nelle regioni di riferimento?

R. Riguardo al waste-to-energy potremmo partire da impianti che hanno già una destinazione di questo tipo ma che devono essere ammodernati. Dagli anni 70 sono stati realizzati inceneritori ma solo alcuni sono impianti efficienti waste-to-energy. Si potrebbe, perciò, acquisire impianti che hanno già quella destinazione e realizzarne di più moderni per il recupero energetico, portando innovazione e sostenibilità. Sulle rinnovabili, invece, la crescita sarà più di tipo greenfield, la parte più interessante. In questo senso, l'obiettivo del piano industriale è avere un mix bilanciato di idroelettrico solare ed eolico. Considerando che è possibile sfruttare impianti solari lungo tutta l'Italia mentre l'eolico può essere sviluppato solo nel Sud e nelle isole, quest'ultima tecnologia sarà quella a cui guarderemo per lo sviluppo all'estero.

D. Proverete a muovervi tramite partnership?

R. Sulla parte ambiente pensiamo a delle partnership, ma di natura diversa da quella attiva sull'energia che vede ad esempio il coinvolgimento di un fondo di investimento. Nel business del waste-to-energy è abbastanza saggio approdare in nuovi territori con una realtà locale che magari si occupa della raccolta. Pensiamo quindi a partnership di tipo industriale che siano tattiche e locali e ci consentano di integrarci all'interno del ciclo in maniera più robusta.

D. Da tempo il ciclo dei rifiuti sembra aver catturato la maggior parte delle attenzioni e delle comunicazioni delle aziende del comparto, compresa A2A...

R. Nel nostro piano da 16 miliardi, 4 sono riservati alle rinnovabili e 4 al waste management. Certo, il settore si muove in tale direzione perché sembra che il mondo ogni tanto brancoli nel buio in tema di economia circolare. L'Earth Overshoot Day, il giorno in cui mondo ha esaurito le risorse del Pianeta nel 2021, è stato il 29 luglio. Guardando agli esiti di Cop 26, sono quasi nulli i target in grado di risolvere questi problemi. Il tema dell'economia circolare, però, è di importanza straordinaria perché coinvolge davvero tutti e sia la finanza, che si muove sempre in lieve anticipo, sia le aziende hanno compreso quanto questo sia il tema del futuro.

D.Resta sempre viva l'attività di m&a, nonostante da piano sembrava poter essere relegata a un ruolo marginale.

R. Nel 2021 abbiamo realizzato investimenti per circa 1,7 miliardi di cui 1 miliardo circa di capex e il resto destinato a operazioni di m&a. Un bel passo in avanti considerando come gli investimenti industriali nel 2020 siano stati di oltre 700 milioni. Ciò premesso, l'atticvità di m&a resta una parte importante della crescita ma non la più importante, soprattutto occupandosi di transizione ecologica. Vedo dunque bene un m&a ma finalizzato allo sviluppo, anche se osserviamo tutti i dossier.

D. Accanto alle acquisizioni, è in corso la dismissione di piccole parti meno strategiche, come le reti gas extra Milano e Brescia. Possiamo attenderci altre operazioni del genere?

R. I 16 miliardi di investimenti messi a piano saranno finanziati con 12,5 miliardi di flussi di cassa, 2,5 miliardi di incremento del debito, che sosterremo grazie alla crescita dell'ebitda e sempre con il mantra di rimanere un rating strong investment grade (BBB) e 1 miliardo circa di asset rotation. Siamo in chiusura per le gare per la cessione degli atem gas e del portafoglio immobiliare, ma seguiranno altre asset rotation tattiche che ci consentiranno di focalizzare gli investimenti sui nostri core business.

D. Come valuta la possibile decisione del governo di toccare i profitti delle aziende energetiche?

R. Credo sia opportuno sedersi al tavolo per studiare quale possa essere un meccanismo per aiutare imprese e famiglie; servirà molta attenzione perché quello dell'energia è un mercato che funziona da tanti anni. In Spagna si sono resi conto che il claw back non fosse così facilmente applicabile. Ritengo che lo strumento su cui lavorare sia quello dei contratti a lungo termine. Su questi temi stiamo cercando di essere proattivi per portare un contributo concreto alla soluzione del problema.

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 20, 2021 03:26 ET (08:26 GMT)