SYDNEY (Reuters) - Un gruppo di investitori in infrastrutture ha ottenuto il permesso di condurre una due diligence su Sydney Airport Holdings, dopo aver migliorato la sua offerta di acquisizione a 23,6 miliardi di dollari australiani (17,4 miliardi di dollari Usa), un passo avanti nella vendita del più grande aeroporto australiano.

La mossa ha fatto salire le azioni dell'aeroporto del 5%, con gli analisti che affermano che un'offerta rivale sembra improbabile data l'entità dei finanziamenti necessari e le norme sulla proprietà straniera che comportano che l'aeroporto deve rimanere di proprietà australiana al 51%.

"Attribuiamo un'alta probabilità di successo all'operazione, dato l'impegno del consiglio di amministrazione di raccomandare all'unanimità l'offerta (del consorzio) se non esiste un'offerta alternativa più alta", hanno detto gli analisti di Credit Suisse in una nota.

L'aeroporto di Sydney è l'unico operatore aeroportuale quotato in Australia e un acquisto sarebbe una scommessa a lungo termine sul settore dei viaggi che è stato colpito dalla pandemia. Il Paese prevede di aprire gradualmente i suoi confini una volta che l'80% degli adulti sarà completamente vaccinato, una tappa prevista entro la fine dell'anno.

Se avrà successo si tratterebbe di una delle più grandi acquisizioni di sempre di un'azienda australiana e contribuirebbe a un anno straordinario per le fusioni, che ha già visto il mega buyout da 29 miliardi di dollari di Afterpay da parte di Square.

L'offerta migliorata di 8,75 dollari australiani per azione - un incremento del 3,6% - segue le precedenti proposte presentate dal consorzio da 8,45 e 8,25 dollari australiani, entrambe respinte dal board dell'operatore aeroportuale in quanto considerate inadeguate.

Il consorzio denominato Sydney Aviation Alliance (Saa) comprende gli investitori australiani Ifm Investors, QSuper e AustralianSuper e il fondo Usa Global Infrastructure Partners.

(Tradotto da Alice Schillaci in redazione a Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)