BRUXELLES (awp/ats/ans) - I Paesi europei hanno trovato un accordo sulla riforma dell'Imposta sul valore aggiunto nell'era digitale che uniformerà la fatturazione elettronica a livello europeo, ridurrà alcuni oneri amministrativi per le imprese e porterà all'obbligo per le piattaforme digitali come Airbnb e Uber di riscuotere direttamente e versare l'Iva.

Un accordo complesso, raggiunto soprattutto prevedendo lunghi periodi di transizione per le diverse componenti, ma che secondo il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni consentirà di arginare frodi all'Iva che pesano per 61 miliardi nei vari Stati.

"Dall'Ecofin di oggi arriva un atteso via libera alle nuove regole Iva, per un'Europa più giusta e più competitiva - ha segnalato Gentiloni -. Fatturazione elettronica per combattere le frodi, registrazione Iva unica per aiutare le imprese a raggiungere nuovi mercati, regole efficaci anche per le piattaforme digitali nel settore hosting e trasporto".

L'accordo tra i 27 Stati Ue, che riguarda una direttiva, un regolamento e un regolamento attuativo, è stato raggiunto come detto soprattutto allungando molto i tempi e inserendo diverse deroghe. Ha consentito però di rimuovere il veto posto per mesi dall'Estonia, in particolare sulle piattaforme. L'obbligo di raccogliere e versare l'Iva sulle prenotazioni di alloggi a breve termine e per i servizi di trasporto scatterà ad esempio solo dal 2030, mentre si dovrà attendere il 2035 per passare alla nuova fattura elettronica a livello europeo (e non il 2027 come nella proposta iniziale).

Ci vorranno insomma più di dieci anni perché il sistema oggi già esistente in Italia venga archiviato. E' "importante l'introduzione della registrazione unica Iva a livello Ue, che rappresenta uno strumento di semplificazione a vantaggio soprattutto di realtà economiche come quella italiana, ricca di piccole e medie imprese con alto potenziale di espansione delle attività all'estero", ha segnalato Gentiloni.

Per le piattaforme digitali si passerà al sistema di 'fornitore presunto' imponendo la riscossione dell'Iva anche se i locatari privati o i piccoli conduttori non la addebitano: in pratica la piattaforma diventerà responsabile della gestione dell'Iva per le transazioni offerte. Nel pacchetto "Vida" rientra infine la registrazione unica Iva che consentirà alle aziende del commercio elettronico di evitare più registrazioni nei vari Stati membri semplificando la gestione fiscale delle operazioni transfrontaliere, riducendo anche i costi (il Paese in cui viene spedita la merce sarà il Paese di registrazione).

Secondo il Vat Gap Report del 2023, i Paesi Ue hanno perso 99 miliardi di euro di entrate Iva nel 2020. Per la Commissione Ue stime prudenti suggeriscono che un quarto delle entrate mancanti si possa attribuire alle frodi Iva legate al commercio intra-Ue. L'esecutivo comunitario ha stimato poi che le azioni della riforma aiuteranno i Paesi Ue a riscuotere fino a 18 miliardi di euro in più di entrate Iva all'anno, 11 miliardi di euro come risultato di misure anti-frode), aiutando nel contempo le imprese, comprese le Pmi, a crescere. La riduzione dei costi amministrativi e di conformità per i commercianti Ue è stata stimata poi dalla Commissione in oltre 4,1 miliardi di euro all'anno nei prossimi dieci anni.

Nel dettaglio, la riforma farà scattare dal luglio 2028 la registrazione unica dell'Iva, dal luglio 2028 la riscossione volontaria da parte delle piattaforme, poi obbligatoria dal gennaio 2030 e il digital reporting e la fatturazione elettronica dal luglio 2030, con una armonizzazione completa nell'Ue dal 2035. Il pacchetto "Vida" dovrà ora tornare all'Esame del Parlamento europeo, visti i cambiamenti sostanziali del testo votato dall'Ecofin rispetto alla riforma su cui si era già espresso il Pe. A quel punto tornerà al voto del Consiglio Ue e potrà venir pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore.