Airbus ne ha fornito un'ulteriore prova ieri mattina con la revisione delle sue previsioni sugli utili per il 2024. A priori l'utile operativo sarà inferiore di un quinto rispetto alle aspettative iniziali, ribadite con forza solo due mesi fa.

Il produttore attribuisce la colpa ai "persistenti problemi nella catena di approvvigionamento". Dobbiamo leggere tra le righe che la pressione inflazionistica si sta facendo sentire pesantemente sui bilanci? Probabilmente sì, e non sorprende che gli aumenti di prezzo dei fornitori — anch'essi sotto pressione — si manifestino così a cascata.

Ricordiamo inoltre che questa non è la prima volta per Airbus, la cui valutazione, va detto, è recentemente salita in modo irragionevole sulla scia delle battute d'arresto di Boeing.

Gli abbonati di MarketScreener ricorderanno le riserve che abbiamo espresso nel nostro ultimo commento sui risultati del costruttore. Sebbene Boeing sia un duopolio e sia protetta da immensi vantaggi competitivi, la sua attività è comunque cronicamente incapace di generare free cash flow.

Negli ultimi dieci anni, nove decimi del cash flow operativo sono stati reinvestiti in immobilizzazioni o acquisizioni. Se la grazia del suo status non avesse reso così facile per Airbus contrarre prestiti sui mercati dei capitali, la distribuzione dei dividendi sarebbe stata molto più complicata.

Poiché la sua attività non è caratterizzata da una forte crescita, ci è sempre sembrato audace scommettere su un aumento dei ritorni di capitale agli azionisti, anche con Boeing in difficoltà.