Tuttavia, ciò non ha risparmiato l'azienda specializzata in ingegneria e tecnologia dell'informazione dal peso di un clima economico molto teso negli ultimi mesi in tutte le attività di consulenza, in particolare quelle esposte al settore automobilistico.
I grandi clienti, a loro volta privi di visibilità e alle prese con mercati in contrazione, tendono a congelare i budget. Pur limitando i danni, Alten sta soffrendo: nel primo semestre dell'anno il fatturato è rimasto stabile e l'utile operativo è sceso solo del 5,8%.
Il peggio deve ancora venire? Il mercato sembra chiaramente pensarla così, valutando il gruppo a x0,75 per il fatturato previsto e a x8 per l'utile operativo previsto per quest'anno — in altre parole, a multipli sui minimi di dieci anni.
È sorprendente notare che questi multipli sono paragonabili a quelli visti nel marzo 2020, quando con l’inizio della pandemia un panico senza precedenti aveva attanagliato i mercati finanziari di tutto il mondo.
Ma Alten ha già affrontato situazioni difficili. Il gruppo ha superato a pieni voti l'ultima grande crisi — quella che, in Europa, è durata dal 2008 al 2013 — e ora sta affrontando quella che potrebbe iniziare senza debito, con una struttura dei costi che può essere adattata in base alle esigenze.
Come l'ultima volta, Alten sta anche approfittando del clima economico sfavorevole per effettuare acquisizioni opportunistiche. Il pezzo forte di quest'anno è Worldgrid, editore di software per la gestione delle centrali nucleari, acquistato da Atos, che viene venduto per un multiplo di x1,6 del suo fatturato: in altre parole, un asset strategico acquisito a un multiplo interessante.
Alten, che ora realizza due terzi del suo fatturato al di fuori della Francia, ha triplicato il suo fatturato e i suoi profitti nell'ultimo decennio grazie a questa strategia di crescita esterna ben ponderata. Se decidesse di sospendere i suoi piani di espansione, potrebbe distribuire dividendi molto generosi ai suoi azionisti, anche se dubitiamo che un cambiamento di questa natura sia in programma.
Per la cronaca, Simon Azoulay — che non tollera le spese superflue né di pagare troppo i suoi investimenti — l'anno scorso ha acquistato 150.000 azioni della sua società sul mercato aperto a un prezzo medio di 114 euro.