MILANO (MF-DJ)--Tante occasioni ma anche rischi, accresciuti dalla discesa in campo da big tech come Google e Amazon, che possono riuscire ad accedere ad informazioni importanti senza offrire reciprocità.

La cosiddetta open insurance, ovvero la condivisione dei dati degli assicurati da parte di aziende esterne al settore, accelerata dall'utilizzo della nuova tecnologia spinta dalla pandemia, può rappresentare un'importante opportunità per accrescere la concorrenza e migliorare i prodotti e i servizi assicurativi a vantaggio dei sottoscrittori. Ma allo stesso tempo c'è bisogno di tutelare i consumatori che, prima di tutto, devono essere pienamente consapevoli del nuovo approccio digitale.

Questioni affrontate dal segretario generale Ivass, Stefano De Polis, durante il convegno organizzato ieri mattina dallo Studio Ambrosetti, che ha ricordato che sul tema è aperto anche un confronto in sede europea, sollecitata dall'Eiopa, che raccoglie le autorità di settore.Una questione che le banche, con l'open banking dettata dalla Psd2, hanno iniziato ad affrontare per prime e nel settore assicurativo c'è bisogno di tenere la guardia ancora più alta, considerando l'accresciuta sensibilità dei dati. Nel business delle polizze «i dati essenziali presentano maggiore varietà, eterogeneità e talvolta sensibilità rispetto a quelli dei servizi bancari e di pagamento», ha osservato De Polis, aggiungendo che, oltre ai dati sul portafoglio delle coperture in essere e degli investimenti assicurativi «si tratta anche di informazioni relative ad esempio alla salute del cliente, al suo comportamento o alla sua mobilità, controllata da black box o altri device personali e domestici». Per questo motivo si potrebbe per esempio valutare l'opportunità di estendere l'open insurance solo ad alcuni rami o prodotti.

fch

(END) Dow Jones Newswires

June 16, 2021 02:18 ET (06:18 GMT)