MILANO (MF-DJ)--L'analisi del Centro studi Uilca Orietta Guerra sui conti economici del primo semestre 2021 dei dodici maggiori istituti di credito italiani evidenzia, rispetto allo stesso periodo del 2020, un incremento complessivo dell'utile contabile pari a 6,911 miliardi di euro.

Quasi tutte le banche, spiega una nota, hanno registrato un risultato positivo, che, complessivamente, si attesta a 6,593 miliardi di euro contro una perdita di 0,3 miliardi di euro al 30 giugno 2020. La ragione è dovuta principalmente alla riduzione degli accantonamenti su crediti per circa 3 miliardi (-50,4%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e delle altre poste negative (presenti solo nel primo semestre 2020). Sicuramente le prospettive di una crescita economica nel 2021 hanno permesso di migliorare la valutazione del portafoglio crediti e di questo ha beneficiato il risultato economico che, comunque, vede rettifiche su crediti per 2,9 miliardi.

La stima per il 2021 di crescita economica italiana attorno al 5% si riflette già nei conti economici delle banche analizzate: ricavi in crescita del 7,7%, con un aumento delle commissioni del 14,6% e dei costi operativi di solo l'1,7%. In tale ambito, con la pandemia purtroppo ancora in corso, è necessario che il sistema bancario continui ad assistere i clienti nelle possibili crisi di liquidità.

"Il sistema del credito è riuscito a incrementare gli impieghi in una situazione di ripresa comunque incerta, in cui i consumi non sono ancora tornati ai livelli pre Covid e il settore turistico/leisure risente ancora delle problematiche legate alle modalità di accesso alle strutture e alla prosecuzione della campagna vaccinale", commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Uilca Orietta Guerra.

"La solidità e la redditività del settore del credito, riconfermate dai dati del primo semestre 2021, rafforzano il ruolo centrale che dovrà avere per recepire in maniera produttiva e costruttiva le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la necessità che si strutturi in modo organico rispetto a tale ottica" - osserva Fulvio Furlan, segretario generale Uilca - "nella consapevolezza che il Paese per progredire ha bisogno di coesione sociale, dialogo fra le istituzioni e attenzione ai più deboli".

Dall'analisi emerge, al netto di cessioni e acquisizioni di crediti deteriorati, una tendenza al rialzo della massa di Npl (Non Performing Loans), la cui gestione è ormai un business molto più redditizio dell'intermediazione creditizia. Si osserva come i regolatori europei con la normativa PSD2 facilitano la concorrenza nei servizi finanziari, favorendo l'accesso a nuovi player non bancari, e con la richiesta di limitare gli Npl nei bilanci agevolano la creazione di un mercato degli stessi, in cui quelli che prima erano costi per il sistema bancario diventano ricavi e utili elevati per investitori accorti. Difficile non vedere, in questi passaggi, una volontà nell'immaginare un settore con pochi operatori bancari che, per volumi e capitale, sono gli unici che possono permettersi continui investimenti in tecnologia, riducendo la concorrenza che, di fatto, sparisce con conseguente penalizzazione per consumatori e utenti.

"Quale società avremmo se piattaforme come Google, Apple, Amazon riuscissero, con il loro trade mark, a risultare più affidabili nell'offrire servizi finanziari rispetto a banche che sono sottoposte, ad esempio, agli stress test della European Banking Authority e alla regolamentazione degli Stati?", commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Uilca. "C'è in corso un travaso di ricchezza dal settore bancario a quello finanziario con costi sociali in prospettiva elevati, non solo in termini di occupazione, ma anche di tutela del risparmio e dell'economia".

"Per riequilibrare questa situazione e tutelare e valorizzare adeguatamente le lavoratrici e i lavoratori andrebbe considerata la necessità che le aziende che svolgono servizi finanziari o gestione degli Npl siano considerati a tutti gli effetti, anche contrattuali e di regolazione, soggetti bancari. Il settore bancario è vitale per il Paese e per l'Europa e deve continuare a trasmettere fiducia ai clienti, in un contesto di costante dimostrazione di eticità e trasparenza", osserva ancora Fulvio Furlan. "Il riassetto delle banche italiane deve quindi essere all'interno di un progetto complessivo, per favorire lo sviluppo dell'economica, con presenza sui territori, al servizio di famiglie e imprese, in coerenza con un mondo economico e produttivo molto diversificato come quello italiano. Soluzioni estemporanee e non lungimiranti rischiano di essere mere operazioni economiche che non servono alla crescita collettiva e a un'applicazione adeguata del Pnrr".

I risultati del primo semestre 2021 di Poste Italiane, con un utile di 773 milioni di euro, in crescita del 41,7% rispetto a giugno 2020, evidenziano il rafforzamento del servizio di consegna pacchi (+41,1% in volumi rispetto a giugno 2020) in linea con l'aumento dell'utilizzo dell'e-commerce da parte della popolazione e l'incremento (+37,1%) delle transazioni digitali. La diversificazione del business, in settori apparentemente non correlati, si sta sempre più dimostrando vincente, grazie non alle fusioni ma alla capacità di leggere e interpretare le nuove esigenze del mercato e dei consumatori: un esempio è dato dalla piattaforma per prenotare i vaccini allestita da Poste Italiane.

"Il settore bancario deve ampliare le proprie attività, per favorire più opportunità professionali e più occupazione", conclude Roberto Telatin, responsabile del Centro studi. "Credo sia giunto il momento, per il settore bancario, di delineare il suo volto in maniera definitiva, perché quando "il treno del Pnrr" sarà in corsa non si avrà il tempo di realizzare nuovi player: tutti dovranno dare il massimo per capitalizzare quelle risorse e ridisegnare il Paese; chi è escluso da questo progetto rischia, forse, di esserlo per sempre"

com/lab

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1112:09 ago 2021

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August 11, 2021 06:10 ET (10:10 GMT)