ROMA (MF-DJ)--Anche Berkshire Hathaway talvolta morde e fugge. Ha colto di sorpresa gli investitori la scelta della holding statunitense di Warren Buffett di scaricare gran parte della sua partecipazione in Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) a soli tre mesi dall'acquisto del titolo del più grande produttore di chip al mondo per oltre 4,1 miliardi di dollari. Una mossa strana per l'Oracolo di Omaha: il suo periodo di detenzione preferito è «per sempre». Che ironia, poi, la fuga da Tsmc per acquistare quasi 21 milioni di azioni Apple per un valore di 3,2 miliardi di dollari, proprio la casa di Cupertino che non può fare a meno delle fonderie di Tsmc, mentre il 25% del fatturato della società taiwanese deriva dalle commesse della Mela. Sono legate a doppio filo, «come altre società europee di chip, ad esempio Stm, di cui Apple contribuisce per il 20% ai ricavi», sottolinea Simon Coles, analista di Barclays, a colloquio con Milano Finanza.

Taiwan Semiconductor, un peso massimo nell'indice Taiwan Stock Exchange, è responsabile di una una parte significativa della domanda globale di chip, una posizione invidiabile vista la spinta a rendere «intelligenti» elettrodomestici, veicoli e altri dispositivi. Ma l'industria dei chip è ciclica e l'anno scorso le azioni del comparto hanno subito una flessione a causa della debolezza delle vendite di pc e dei timori di una recessione globale. Qualche grattacapo speicifico il gigante taiwanese lo ha: deve affrontare un lungo periodo di spese massicce (tra 32 e 36 miliardi di dollari) anche per lasciare il segno negli Stati Uniti. Mercoledì 15 il cda ha infatti approvato un'iniezione di capitale fino a 3,5 miliardi per la costruzione di un nuovo impianto in Arizona.

Investimenti anche se il fatturato è visto calare del 5% nel trimestre in corso a 16,7-17,5 miliardi rispetto ai 17,57 miliardi dello stesso periodo del 2022. L'ultima volta che il giro d'affari trimestrale di Tsmc è diminuito rispetto all'anno precedente è stato nel primo trimestre del 2019. Esiste poi un rischio geopolitico significativo alla luce delle tensioni tra Cina e Taiwan, della cui economia l'industria dei semiconduttori è un pilastro fondamentale. Che il settore stia perdendo colpi è noto. Gli ultimi dati della Semiconductor Industry Association hanno evidenziato vendite globali in calo a 43,4 miliardi di dollari a dicembre 2022: -15% su base annua e -4,4% su base mensile. Nessuna area geografica ha retto: Europa -0,7%, Giappone -0,8%, Asia Pacifico -3,5%, Cina -5,7%, Americhe -6,5%. «Con tre trimestri al di sotto della stagionalità, le vendite nel 2022 nel complesso sono cresciute del 3,2% su base annua a 573,5 miliardi di dollari, mancando la previsione del nostro team di un +4,7%», afferma Timothy Arcuri, analista di Ubs che, nonostante gli alti e i bassi del comparto, negli Stati Uniti continua a preferire Advanced Micro Devices, Nvidia, Micron Technology, Marvell Technology, Broadcom, Analog Devices e Microchip Technology. Mentre a livello globale punta su BE Semiconductor, Hon Hai Precision, Asm International, Asml, Infineon, Ibiden, MediaTek, Quanta, Samsung, Semco, SK Hynix e - sorpresa - la stessa Tsmc, perché le prospettive a lungo termine rimangono solide grazie al ruolo sempre più importante svolto dai chip nel rendere il mondo più intelligente, più efficiente e meglio connesso.

Due invece le prime scelte di Coles: Stm e Infineon perché non hanno una valutazione elevata e perché le stime del consenso su entrambe le società sono ritenute «eccessivamente conservative». Inoltre «prevediamo che la carenza di chip per auto continuerà a guidare la crescita delle due società nel 2023. Tra l'altro», aggiunge Coles, «il nostro scenario migliore implica che il prezzo di Stm possa raddoppiare rispetto al livello attuale. Viceversa siamo cauti su Besi e Asm International in quanto le stime del consenso sembrano troppo alte così come la loro valutazione. Quanto ad Asml, gode di una posizione di mercato dominante ma la valutazione del titolo attualmente è corretta».

Allora meglio puntare sui titoli del comparto più difensivi, consiglia Alexander Duval, analista di Goldman Sachs, con catalizzatori positivi nel breve termine più forti e/o valutazioni attraenti: Asml, Infineon, Nokia. «Continuiamo con un approccio selettivo. Ci aspettiamo una performance relativamente solida per i produttori europei di semiconduttori quest'anno grazie alla loro esposizione significativamente superiore alle fabbriche dove si producono i wafer di silicio da cui vengono poi creati i chip con capacità di calcolo; infatti i dati per questo segmento suggeriscono una prospettiva stabile nel breve termine su base relativa, in contrasto con le deboli dinamiche del segmento delle memorie», spiega Duval, osservando che la stragrande maggioranza dei dati sui chip ha indicato una persistente debolezza di quelli legati ai consumi (smartphone, pc, data center), in contrasto con i trend solidi dei chip per auto-industriali. Pertanto «continuiamo a preferire Infineon, che copriamo con un rating buy e un target price a 45 euro, a Stm, coperta con sell e un target price a 33 euro, data l'esposizione del 50% della società tedesca al mercato dei semiconduttori per auto rispetto al 30% della rivale italo-francese».

pev


(END) Dow Jones Newswires

February 20, 2023 03:25 ET (08:25 GMT)