ROMA (MF-DJ)--Era soprannominato 'Kaiser Franz' per la durezza impiegata nel risanare i gruppi aziendali che di volta in volta era chiamato a risollevare, anche a costo di tagliare migliaia di dipendenti. Ma si era guadagnato anche l'appellativo di 'manager filosofo' grazie alla laurea in filosofia conseguita all'università di Pavia. Francesco Tatò, detto Franco, nato a Lodi il 12 agosto 1932, è morto martedì 2 novembre all'età di 90 anni a San Giovanni Rotondo (Foggia), dove era ricoverato alla Casa Sollievo della Sofferenza fondata da Padre Pio. Ad assisterlo c'erano la moglie Sonia Raule, attrice e presentarice televisiva, e la figlia Carolina. Nel corso della sua carriera ha guidato colossi come Olivetti, Mondadori, Fininvest, Enel.

Dopo gli studi in Germania e negli Stati Uniti, ad Harvard, Franco Tatò, si legge su MF-Milano Finanza, inizia a lavorare in Olivetti come operaio alla linea di montaggio dello stabilimento di Ivrea nel 1956. Da allora scala posizioni fino a raggiungere ruoli di vertice: nel 1970 diventa amministratore delegato di Austro Olivetti a Vienna. Dal 1974 al 1976 è invece ad di British Olivetti a Londra, il primo di una lunga serie di incarichi di risanamento di realtà aziendali in crisi. Nel 1984 un primo passaggio nell'editoria alla Mondadori, di cui diventa vicepresidente e amministratore delegato.

Ritorna nel gruppo di Ivrea nel 1986 con l'incarico di ristrutturare Triumph Adler (macchine da ufficio e computer) acquistata da Volkswagen. Fu in Germania che si guadagnò appunto l'appellativo di 'Kaiser Franz' con il quale è rimasto conosciuto da tutti. Poi passa a guidare Olivetti Office ma nel 1990 lascia ancora Ivrea per le divergenze con Vittorio Cassoni, allora il numero uno del gruppo controllato da Carlo De Benedetti.

Nel 1991 approda di nuovo al vertice di Mondadori e poi nel 1993 ricopre, in contemporanea, il ruolo di ceo di Fininvest con il gradimento delle banche allora creditrici del Biscione. "Quando lo incontro in corridoio ho paura che mi guardi come un costo da abbattere", disse di lui Silvio Berlusconi. Ma il rapporto non è idilliaco e allora Tatò passa nel 1996 a guidare l'Enel, su incarico di Romano Prodi. Durante la sua gestione il gruppo viene rivoltato: Tatò taglia 30.000 dipendenti e lo riorganizza per la quotazione in borsa, l'espansione all'estero e la diversificazione nella telefonia con la fondazione di Wind. "Lascio una miniera d'oro", fu il suo addio nel 2002, quando il governo Berlusconi non gli rinnovò l'incarico. In seguito è stato nel board di Prada (dal 2002 al 2009), ceo di Cartiere Pigna (dal 2005 al 2006), presidente di Ipi (dal 2007 al 2009) e Parmalat (dal 2011 al 2014). Dal 2003 al 2014 è stato anche ad della Treccani.

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November 03, 2022 03:17 ET (07:17 GMT)