MILANO (Reuters) - Può Dio coesistere con il mercato azionario? In Italia, la culla del cattolicesimo, sembrerebbe di si. Faac, produttore di cancelli automatici da forse 2 miliardi di euro, potrebbe debuttare a breve alla borsa di Milano. L'Arcidiocesi di Bologna, che ha ereditato l'azienda nel 2012 con un lascito da parte del pio proprietario, potrebbe usare i ricavi della quotazione per finanziare opere di bene. Inoltre, la rapida crescita dell'azienda potrebbe risultare per gli investitori decisamente più interessante di una riffa parrocchiale.

Sotto la supervisione pontificia, Faac è cresciuta ed ha prosperato. Michelangelo Manini, scapolo e senza figli, ha lasciato in eredità alla diocesi la propria quota del 66% nell'azienda, una scelta che rimanda ai tempi delle indulgenze medievali. Faac allora registrava circa 285 milioni di euro in ricavi annui. Il trust incaricato dal cardinale della supervisione dell'azienda ha rilevato nel 2015 le quote degli azionisti di minoranza francesi e nominato Andrea Marcellan come Ceo. Quest'ultimo ha raddoppiato le vendite, raggiungendo i 620 milioni di euro nel 2020, in parte grazie ad acquisizioni. Con una crescita media annua del 10% dal 2012, il tasso di espansione dei ricavi ha più che doppiato quello del settore, fermo al 3-4%. Inoltre, al 21% dei 461 milioni di euro nel 2019, il margine dell'Ebitda ha superato quello di rivali come Assa Abloy and Dormakaba. Questi numeri potrebbero allettare gli investitori. Potrebbe trattarsi di una quotazione di peso per Borsa Italiana, da poco passata di mano. Se ad esempio l'Ebitda di Faac per il 2020 fosse pari al 18% delle vendite, inferiore a quello riportato per il 2019 ma in linea con quello di Assa Abloy, gli utili potrebbero aggirarsi sui 110 milioni di euro. Moltiplicati per 16, in linea con il multiplo medio tra Assa Abloy e altri rivali, Faac potrebbe avere un valore d'impresa di 1,8 miliardi di euro secondo i calcoli Breakingviews. Con la vendita delle azioni l'Arcidiocesi di Bologna, che deve ancora scegliere chi incaricare per l'IPO, potrebbe fare opere di beneficenza ampiamente superiori ai 5-6 milioni di euro l'anno che, grazie ad una parte dei profitti Faac, riesce a devolvere ad azioni caritatevoli. Nella sua ultima enciclica, papa Francesco affermava che "il mercato non può risolvere autonomamente tutti i problemi". Per i proprietari di Faac e i suoi potenziali investitori, la quadratura del cerchio tra opera di Dio e capitalismo sembra assolutamente fattibile.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, via redazione Milano, luca.fratangelo@thomsonreuters.com, +48587696613)