ROMA (MF-DJ)--Generali è importante per l'Italia. E' un bene comune e non puo' appartenere ad alcune famiglie o imprenditori. La decisione di cambiare la governance va nella giusta direzione. E' quanto precisato nel corso di un'audizione davanti alla Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario dal ceo di Generali Ass., Philippe Donnet.

"Nelle Generali abbiamo migliorato tante cose. Bisognava migliorare anche la governance e passare a questo standing che si vede nelle società internazionali, dando al cda la possibilità di presentare una propria lista. Andiamo avanti su questa strada, è la strada giusta", ha precisato il manager sottolineando come "Generali è importante per il Paese, ma proprio per questo non deve essere proprietà di alcune famiglie, di alcuni imprenditori. Ci vuole una governance da public company. Alcuni avevano una visione diversa ed è anche giusto. Allora è stata proposta una scelta agli azionisti che hanno votato in modo molto chiaro e senza ambiguità per questa governance e questo cda".

Donnet era stato chiamato dalla presidente della Commissione, Carla Ruocco, già prima dell'assemblea del 29 aprile scorso che ha rinnovato il consiglio di amministrazione. L'interesse della Commissione era dovuto alle tensioni all'interno della compagnia per la contrapposizione tra il cda uscente e la lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone. Altro elemento di attenzione per la Commissione, il potenziale interesse per il Leone da parte di soggetti stranieri, francesi in particolare. Proprio le tensioni crescenti in vista dell'assemblea hanno fatto slittare l'audizione.

"Non c'è un azionista buono o cattivo. Gli azionisti votano in assemblea e il cda rappresenta tutti gli azionisti. Nella mia visione tutti gli azionisti sono ugualmente importanti e ugualmente buoni. Io non do un giudizio su un azionista italiano che è buono e un azionista straniero che è cattivo", ha precisato Donnet. "Questa cosa dell'interesse dei francesi non c'è nella realtà -ha puntualizzato- Non esiste. E' una fantasia che ogni tanto viene strumentalizzata". "Spesso i pericoli per le Generali non vengono da fuori ma proprio dall'Italia", ha proseguito il ceo del Leone aggiungendo che "una minaccia all'indipendenza di Generali c'è stata 5 anni fa, ma non da fuori, da questo Paese".

Il primo strappo dopo l'assemblea del Leone si è verificato durante la riunione del primo cda. A determinarlo la mancata conferma del comitato strategico voluto da Caltagirone. Qualche giorno fa la mossa a sorpresa dell'imprenditore romano che ha fatto un passo indietro e si è dimesso dal board. "Stiamo lavorando a una situazione di mediazione e sono

fiducioso che vengano soddisfatte le esigenze della maggioranze e delle

minoranze in consiglio", ha detto durante l'audizione il presidente di Generali, Andrea Sironi. "Avevamo previsto la presidenza del comitato parti correlate, una proposta accolta positivamente con l'unico tema delicato delle operazioni strategiche. Mi sono assunto la responsabilità di avere sottovalutato la sensibilità su questo tema", ha aggiunto Sironi spiegando che "prima si era pensato di portarle direttamente al cda, come peraltro avviene nei principali gruppi bancari italiani, ma c'è anche l'ipotesi, percorribile, di istruirle in un comitato". "Stiamo lavorando a una soluzione di mediazione, sono ottimista che si possa arrivare a una soluzione che soddisfi tutti", ha spiegato.

Parlando del futuro del Leone, Donnet ha escluso una possibile aggregazione con Unicredit o con altre banche. "Non c'è nessuna ipotesi di aggregazione con Unicredit", ha precisato il manager sottolineando che "non c'è nessun progetto e nessuna ipotesi". Un'operazione con Unicredit "non rientra nella nostra strategia perchè non ha senso: stiamo parlando di due cose diverse, di due business differenti, che indebolirebbe entrambe le società", ha continuato Donnet sottolineando che "abbiamo Banca Generali, ma è una società di wealth management e non c'entra niente con una banca" tradizionale. Un'aggreazione con Unicredit non porterebbe "nessun beneficio. Adesso sto personalizzando", ma è un ragionamento che "vale per tutte le banche". L'Italia resta il "cuore" della strategia del Leone, per questo "abbiamo fatto l'acquisizione di Cattolica. Continueremo a crescere, ma in modo organico perchè ormai non c'è più motivo di realizzare altre acquisizioni" nel Belpaese.

Il manager ha ricordato che oggi Generali è leader delle assicurazioni in Europa: "non è una debolezza ma la nostra forza". In questi ultimi anni "abbiamo lavorato per rafforzare la nostra presenza e leadership nel Vecchio Continente. Siamo il numero uno in Italia e in altri Paesi". Il mercato riconosce "l'eccellenza operativa della nostra gestione", ha proseguito Donnet ricordando che dal 2000 al 2016 "avevamo costantemente sottoperformato sul mercato e rispetto ai peers. Dal 2016 alla fine del 2021, grazie ai risultati ottenuti, per la prima volta abbiamo sovraperformato". Il nuovo piano strategico è "molto ambizioso: non è nè di ristrutturazione nè di ottimizzazione, ma è un piano aggressivo, di crescita e di trasformazione".

Ieri si è tenuto un comitato nomine di Generali che avrebbe dovuto tentare di ricucire la spaccatura che si è aperta sulla governance dopo che i tre consiglieri della lista di minoranza, Francesco Gaetano Caltagirone, Marina Brogi e Flavio Cattaneo, hanno fatto un passo indietro da tutti i comitati endoconsiliari della compagnia. La prossima settimana è in programma un cda che dovrà discutere non solo della possibile soluzione per la governance ma anche nominare il nuovo consigliere che sostituirà Caltagirone. Una nomina che rischia di creare nuove tensioni.

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May 31, 2022 12:03 ET (16:03 GMT)