ROMA (MF-DJ)--Uno schiaffo al management di Generali Ass. e a Mediobanca, azionista di maggioranza relativa del Leone. Non ci sono molti altri modi di intendere la mossa a sorpresa di Francesco Gaetano Caltagirone, che ha deciso di non depositare i titoli della compagnia -è il secondo socio con una quota sopra il 5%- di cui è anche vicepresidente vicario, in vista dell'assemblea che si terrà domani in videoconferenza a Trieste.

Lo scrive Repubblica sottolineando che lo strappo è clamoroso: salvo sorprese dell'ultima ora (le azioni possono essere depositate fino a prima dell'assemblea), si vedrà Caltagirone azionista non votare per l'approvazione del bilancio 2020 che lui stesso, in quanto consigliere, ha invece approvato in cda. Se non è una sfiducia esplicita per l'operato dell'amministratore delegato Philippe Donnet, che Caltagirone punta da tempo a cambiare, gli assomiglia molto.

La tensione tra i grandi soci di Generali (Mediobanca con il 13%, Caltagirone con il 5,63% e Del Vecchio con poco meno del 5%) è cominciata a salire sin dal 2019, dopo l'ingresso del patron di Luxottica nel capitale di Mediobanca con l'autorizzazione ad arrivare fino al 20% (e proprio in Mediobanca di recente si è affacciato anche Caltagirone con l'1%), ma si è trasformata in scontro lo scorso anno. Prima, in giugno, la decisione di Donnet di prendere il 24,4% di Cattolica Ass., avversata da Del Vecchio e Caltagirone, polemicamente assenti al cda che votò l'operazione. Poi in autunno, quando si ventilò la possibile cessione del pacchetto di controllo di Banca Generali a Mediobanca: l'operazione, a cui si opponevano ancora Del Vecchio e Caltagirone, venne discussa e poi lasciata cadere, con strascichi pesanti nei rapporti nel cda Generali.

Pochi mesi dopo, a gennaio, Donnet diede il via a una riorganizzazione con l'uscita di due pezzi da novanta come il general manager Frédéric de Courtois e il capo dell'Asset Management, Timothy Ryan, subito approdati a ruoli di rilievo in importanti concorrenti.

L'ultima spaccatura due settimane fa: all'esame del cda una piccola acquisizione in Malesia da 300 milioni di euro. Il rappresentante di Del Vecchio in cda, Romolo Bardin, e lo stesso Caltagirone sono contrari;

quest'ultimo si assenta dal consiglio e manda una lettera in cui chiede di negoziare sul prezzo. Risultato: via alle trattative in esclusiva, ma decise a maggioranza e non all'unanimità, senza il voto del secondo e terzo azionista.

Se i propositi di Caltagirone sono chiari e potrebbero concretizzarsi già l'anno prossimo, quando si deciderà il nuovo cda di Generali, bisognerà capire come si muoverà Del Vecchio che aveva precisato come, "fino a quando ci saranno i risultati, il management non penso abbia nulla da temere". E i risultati, in Generali, ci sono. Gli obiettivi del piano industriale al 2021 verranno raggiunti nonostante il Covid e da quando Donnet è arrivato si è tenuto buono i soci (Caltagirone escluso, a quanto pare) anche distribuendo dividendi generosi. Dal 2017 alla fine di quest'anno saranno stati pagati 7 miliardi di cedole; se il piano 2021 verrà rispettato ne arriveranno altri 1,6 miliardi.

La partita del rinnovo del cda sarà anche condizionata dalle nuove regole. Un anno fa, è passata una modifica dello statuto di Generali che prevede che la lista per il nuovo cda sia presentata dal consiglio uscente. È la stessa regola adottata da Mediobanca e infatti il primo azionista del Leone ha sostenuto il cambio di passo a Trieste. Presto cominceranno le procedure per la scelta del nuovo cda Generali -difficile che Donnet rinunci a ricandidarsi- e lì molti giochi dovranno chiarirsi. Da un lato Mediobanca e gli altri grandi soci, che assieme hanno più del 25%, devono stare attenti a non dare l'impressione di un "concerto" tra azionisti, che potrebbe portare la Consob a spingerli a un'Opa obbligatoria su Generali. Difficile comunque che ciò avvenga, viste anche le ultime fratture. Dall'altro, se si deciderà di seguire un percorso a prova di Consob, con ricorso a valutazioni esterne sull'operato dei consiglieri e una maggioranza di consiglieri indipendenti, Caltagirone e i suoi evetuali alleati dovranno chiarire al più presto da che parte stanno: se sostenere una lista del cda, presumibilmente anche con i loro rappresentanti dentro, o se aprire un clamoroso scontro presentando una lista alternativa. E a Trieste comincerebbe davvero uno scontro senza precedenti.

Parlando della governance in un'intervista al Corriere della Sera, il presidente del Leone, Gabriele Galateri di Genola, ha sottolineato come "è sempre stata al livello delle migliori pratiche di mercato e l'anno scorso sono stati fatti alcuni passi ulteriori". L'applicazione delle nuove regole "seguirà i tempi previsti e tutto verrà affrontato nei modi opportuni". Quanto alle presunte tensioni tra i soci, "può succedere che su temi strategici complessi ci possano essere differenze di vedute; d'altra parte mi dà serenità sapere che oggi la compagnia si presenta con tutte le caratteristiche di solidità, profittabilità, strategicità". "Vedo in tutti coloro che ci sono vicini, a cominciare da amministratori e soci, la volontà di dare a Generali la possibilità di svilupparsi e rimanere una società italiana, indipendente, internazionale", ha concluso Galateri.

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April 28, 2021 05:01 ET (09:01 GMT)