MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL D. LGS. N. 231/2001

PARTE GENERALE

Approvato dal Consiglio di Amministrazione il 2 luglio 2003

(aggiornato il 20/03/2021)

1

INDICE PARTE GENERALE

1

IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001 .............................................................................................

4

1.1 Il regime di responsabilità amministrativa previsto a carico delle persone giuridiche, società ed

associazioni.........................................................................................................................................

4

1.2

I reati presupposto ..................................................................................................................

4

1.3

Criteri di imputazione della responsabilità all'ente ...................................................................

4

1.4

Il Modello di organizzazione, gestione e controllo ....................................................................

5

1.5

Reati commessi all'estero........................................................................................................

6

1.6

Le sanzioni ..............................................................................................................................

7

1.6.1

Delitti tentati ................................................................................................................................................

9

2

I PRINCIPI ISPIRATORI DEL MODELLO .............................................................................................

10

2.1

Linee Guida di Confindustria..................................................................................................

10

2.2

Il codice di comportamento dell'ANCE ...................................................................................

11

3

ADOZIONE DEL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO ......................................

13

3.1

Premessa ..............................................................................................................................

13

3.2

Adozione del Modello ...........................................................................................................

13

3.3

Elementi fondamentali del Modello.......................................................................................

15

3.4

Sistema di Governo Societario ed Assetto Organizzativo.........................................................

16

3.4.1 Sistema di Governo Societario ...................................................................................................................

16

3.4.2

Assetto Organizzativo.................................................................................................................................

18

3.5

Policy Antifrode e Anticorruzione ..........................................................................................

19

3.6

Destinatari del Modello.........................................................................................................

19

4

ORGANISMO DI VIGILANZA ...........................................................................................................

21

4.1 Identificazione, nomina, composizione, collocazione, durata e cessazione dell'Organismo di

Vigilanza ...........................................................................................................................................

21

4.2

Funzioni e poteri dell'Organismo di Vigilanza .........................................................................

22

2

4.3

Informativa da e verso l'Organismo di Vigilanza .....................................................................

24

4.3.1 Flussi informativi verso l'Organismo di Vigilanza - Segnalazioni di possibili violazioni .............................

24

4.3.2 Flussi informativi verso l'Organismo di Vigilanza - Attestazioni 231/01 ...................................................

25

4.3.3 Flussi informativi verso gli Organi di Amministrazione, di Vigilanza e Controllo .......................................

26

4.3.4 Flussi informativi del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari ......................

27

4.3.5 Flussi informativi relativi al "Sistema di Controllo del rischio fiscale" .......................................................

27

4.3.6 Flussi informativi relativi alla Salute Sicurezza e Ambiente .......................................................................

28

5

MODIFICA, IMPLEMENTAZIONE E VERIFICA DEL FUNZIONAMENTO DEL MODELLO ..........................

29

5.1

Adozione, modifiche e integrazioni del Modello.....................................................................

29

5.2

Attuazione del Modello .........................................................................................................

30

6

IL SISTEMA SANZIONATORIO .........................................................................................................

31

6.1

Principi generali ....................................................................................................................

31

6.2

Violazione del Modello..........................................................................................................

31

6.3

Sanzioni e misure disciplinari.................................................................................................

32

6.3.1 Sanzioni nei confronti del personale dipendente non dirigente................................................................

32

6.3.2 Sanzioni nei confronti dei dirigenti ............................................................................................................

33

6.3.3 Sanzioni nei confronti degli amministratori ...............................................................................................

34

6.3.4 Sanzioni nei confronti dei sindaci...............................................................................................................

35

6.3.5 Sanzioni nei confronti dei membri dell'Organismo di Vigilanza.................................................................

35

6.3.6 Sanzioni nei confronti dei collaboratori o dei soggetti esterni che operano per conto della Società .......

35

6.3.7 Sanzioni nei confronti di chi viola le misure di tutela del segnalante, nonché di chi effettua con dolo o

colpa grave segnalazioni che si rivelano infondate ..................................................................................................

36

7

COMUNICAZIONE E FORMAZIONE..................................................................................................

37

7.1

Comunicazione......................................................................................................................

37

7.2

Formazione del personale e informativa a collaboratori esterni alla Società............................

37

8

GRUPPI SOCIETARI E STRUTTURE ASSOCIATIVE ..............................................................................

39

9

APPENDICE....................................................................................................................................

41

9.1

Il Patrimonio Destinato Astaldi ..............................................................................................

41

3

1 IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001

1.1 Il regime di responsabilità amministrativa previsto a carico delle persone giuridiche, società ed associazioni

In attuazione della delega di cui all'art. 11 della Legge 29 settembre 2000 n. 300, in data 8 giugno 2001 è stato emanato il Decreto Legislativo n. 231 (di seguito denominato il "Decreto"), entrato in vigore il 4 luglio 2001, con il quale il legislatore ha adeguato la normativa interna alle convenzioni internazionali in materia di responsabilità delle persone giuridiche, alle quali l'Italia aveva già da tempo aderito.

Il Decreto, recante la "Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica", ha introdotto nell'ordinamento giuridico italiano un regime di responsabilità amministrativa (assimilabile sostanzialmente alla responsabilità penale) a carico degli enti, che si aggiunge a quella penale della persona fisica che ha commesso il reato. Gli enti a cui si applica il Decreto sono tutte le società, le associazioni con o senza personalità giuridica, gli enti pubblici economici e gli enti privati concessionari di un servizio pubblico. Il Decreto non si applica, invece, allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli enti pubblici non economici e agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (es. partiti politici e sindacati).

Gli enti rispondono per l'illecito amministrativo derivante dalla commissione o la tentata commissione di taluni reati e illeciti amministrativi da parte di soggetti ad essi funzionalmente legati, con la conseguente possibilità di essere destinatari di sanzioni pecuniarie e interdittive che possono incidere in maniera significativa sull'esercizio della loro attività.

1.2 I reati presupposto

L'ente può essere chiamato a rispondere solo in relazione a determinati reati (c.d. reati presupposto), individuati dal Decreto, nonché dalle leggi che espressamente richiamano la disciplina del Decreto.

1.3 Criteri di imputazione della responsabilità all'ente

L'illecito amministrativo dipendente dal reato presupposto viene ascritto all'ente sulla base di un criterio di imputazione sia oggettivo che soggettivo della responsabilità.

Più in particolare, sul piano oggettivo, l'ente risponde ove il reato che costituisce presupposto dell'illecito amministrativo sia stato commesso:

  • da un soggetto funzionalmente legato all'ente;
  • nell'interesse o a vantaggio dell'ente.

I soggetti che possono impegnare la responsabilità dell'ente con la propria condotta sono:

  • ai sensi dell'art. 5 del D.Lgs. 231/01, i soggetti che svolgono funzioni di rappresentanza, amministrazione, o direzione dell'ente o di una sua Unità Organizzativa dotata di autonomia

4

finanziaria e funzionale, nonché coloro che esercitano, anche solo di fatto, la gestione e il controllo dell'ente (c.d. soggetti in "posizione apicale");

  • soggetti sottoposti alla direzione o al controllo da parte dei soggetti apicali (c.d. soggetti subordinati).

In particolare, nella categoria dei soggetti apicali rientrano, ad esempio il Presidente, l'Amministratore Delegato, i Consiglieri, i Direttori Generali, i Vice Direttori Generali, i rappresentanti legali, i Direttori Centrali, i Direttori di Paese/Rappresentanti delle succursali o Project Manager con autonomia finanziaria e funzionale.

Alla categoria dei soggetti in posizione subordinata appartengono tutti coloro che sono sottoposti alla direzione e vigilanza dei soggetti apicali.

Affinché si configuri la responsabilità dell'ente è, inoltre, necessario che il fatto di reato sia stato commesso nell'interesse o a vantaggio del medesimo. Pertanto, l'ente non risponde se il fatto di reato è stato commesso nell'interesse esclusivo dell'autore del reato o di terzi.

Più in particolare, il reato si intende commesso nell'interesse dell'ente nel caso in cui, sulla base di una valutazione effettuata ex ante, si ritenga che l'autore del reato abbia agito con il proposito di recare all'ente un'utilità di qualsiasi natura, indipendentemente dal suo effettivo conseguimento; il reato è invece commesso a vantaggio dell'ente nel caso in cui, considerando a posteriori gli effetti della condotta dell'agente e dunque indipendentemente dai suoi iniziali propositi, si possa affermare che l'ente abbia tratto un beneficio di qualsiasi natura dalla realizzazione dell'illecito. Per quanto attiene ai reati colposi di cui all'art. 25-septies del Decreto, il reato si considera commesso a vantaggio dell'ente nel caso in cui la condotta sia stata posta in essere nella prospettiva di far conseguire all'ente un risparmio in termini economici, di risorse e/o un incremento economico conseguente all'aumento della produttività non ostacolata dal rispetto della normativa di prevenzione.

I criteri di imputazione di natura soggettiva attengono invece al profilo della colpevolezza dell'ente. Nel caso di commissione di un reato nel suo interesse o vantaggio, l'ente può infatti comunque andare esente da sanzione nel caso in cui si provi che, prima della commissione del fatto, è stato adottato ed effettivamente attuato un modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire reati della specie di quello concretamente verificatosi (di seguito il "Modello").

1.4 Il Modello di organizzazione, gestione e controllo

Il Modello, inteso quale complesso di strumenti procedurali, organizzativi e di controllo approntati per prevenire la commissione dei reati previsti dal Decreto, opera quale esimente della responsabilità dell'ente solo se idoneo rispetto alla prevenzione dei reati presupposto e se efficacemente attuato.

Ai sensi del Decreto, il Modello deve prevedere, in relazione alla natura e alla dimensione dell'organizzazione, nonché al tipo di attività svolta, misure idonee a garantire lo svolgimento dell'attività nel rispetto della Legge e a rilevare ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio di commissione di specifici reati. Più in particolare, ai sensi dell'art. 6, co. 2 e 3, del Decreto, il Modello deve rispondere alle seguenti esigenze:

5

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