MILANO (MF-DJ)--Non parla spesso e quando lo fa Carlo Bertazzo cerca di pesare bene le parole. Il manager è stato da poco riconfermato alla guida di Atlantia, società che tra qualche mese sarà oggetto di un'opa da parte della famiglia Benetton e del fondo Blackstone e che una settimana fa ha ufficialmente ceduto Autostrade per l'Italia a un consorzio guidato da Cdp Equity.

Domanda. Bertazzo partiamo dall'inizio e dalla cessione di Aspi. Lei è arrivato in Atlantia nel gennaio 2020 e ha seguito in prima persona tutta la trattativa, che ora è finita. Che esperienza è stata?

Risposta. È stata un'esperienza molto complessa per Atlantia e per Aspi stessa. Atlantia ha voluto voltare pagina. Aspi ha cambiato la maggior parte del management, ha definito un nuovo piano industriale e introdotto standard di monitoraggio e manutenzione delle opere che prima non esistevano in Italia. Infine è stato negoziato un accordo transattivo e un nuovo Pef, che prevede 21 miliardi di euro tra investimenti e potenziamento della rete. Come noto poi si è arrivati alla cessione di Aspi al consorzio guidato da Cdp.

D. Da come ne parla si capisce che lei non avrebbe optato per la cessione, è così?

R. Il concedente ha mille modi per verificare e monitorare il rispetto degli impegni contrattuali. Ma il governo di allora ha fatto una scelta netta e noi abbiamo lavorato affinché la cessione avvenisse secondo le regole di mercato.

D. Qual è stato il momento più duro?

R. Direi il 14 luglio 2020. Quella è stata una notte particolare, con una negoziazione fino alle 5 del mattino. È stato il momento più duro, più critico e più sofferto. (Il 14 luglio fu raggiunto da Atlantia l'accordo con l'allora governo che prevedeva le modalità di cessione delle quote di Aspi, ndr)

D. Il Pef definitivo è poi stato firmato più di un anno dopo, il 14 ottobre 2021, rispetto al Pef del luglio 2020 sono intervenuti grandi cambiamenti?

R. Non sostanziali.

D. Parliamo di Florentino Perez e del suo interessamento ad Aspi. Una trattativa che come MF-Milano Finanza ha scritto andava avanti da tempo. Dalla Spagna sostengono che in Atlantia eravate informati e favorevoli a una cessione ad Acs. Cosa è successo?

R. Noi ci siamo sempre attenuti a una logica di mercato, nella quale contano anche le tempistiche. Il processo di cessione dell'88% di Aspi è partito subito dopo l'accordo del 14 luglio 2020. Come noto dopo un lungo periodo di confronto e di approfondita due diligence sulla società, il consorzio Cdp ad aprile 2021 ha presentato la sua definitiva offerta vincolante e Atlantia ha convocato l'assemblea degli azionisti per deliberare in merito. Acs avanzò una manifestazione di interesse proprio negli stessi giorni ad aprile 2021 con indicato un range di valore non distante dall'offerta vincolante già ricevuta.

D. Veniamo alla Atlantia del futuro, dove pensa possa arrivare?

R. Le cito due parole, spesso abusate, ma per noi fondamentali: la prima è sostenibilità, la seconda mobilità. Un tempo si parlava di concessioni, poi diventate infrastrutture di trasporto, adesso dobbiamo parlare di mobilità sostenibile, integrata, un mondo nel quale sta accadendo qualcosa senza precedenti.

D. Ossia?

R. Abbiamo sempre concepito le infrastrutture come extraurbane, ma le città saranno sempre più fondamentali. Noi continueremo a investire in autostrade e aeroporti e abbiamo già una presenza nel mondo dei servizi urbani di mobilità grazie a Telepass. Dobbiamo ora strutturare un'offerta che non si limiti alla gestione di infrastrutture fisiche, ma sia sempre più integrata con quelle digitali.

D. Cosa intende?

R. Nascono nuove forme di mobilità e l'intermodalità diventa centrale. Per esempio noi gestiamo traffico aeroportuale, ma è logico immaginare interconnessioni con quello ferroviario, come recentemente hanno annunciato Adr e FS Il tutto ovviamente interseca tematiche legate alla tecnologia, sempre più centrale, e alla sostenibilità. Basti pensare alla gestione customizzata dei bagagli, ai sistemi di ticketing, check-in e security, per migliorare l'esperienza di viaggio.

D. La guerra incide sul vostro business?

R. Poco o niente sul traffico autostradale. Il mondo del traffico aereo invece è più interconnesso, ma alla fine parlando dei dati pre-Covid, la Russia pesa per il 3% su Adr e per l'1% su Nizza. Non prevediamo che gli incrementi del prezzo del petrolio avranno grande impatto sull'utilizzo dei mezzi. Il problema più grande è la crescita economica globale, le cui prospettive si sono ridimensionate. Quello è l'impatto che temiamo di più.

D. A breve partirà l'opa su Atlantia, che molti analisti prevedono andrà in porto. Come procederanno i vostri piani di sviluppo?

R. Nel comunicato di annuncio dell'opa si esprime il pieno sostegno da parte degli offerenti allo sviluppo delle linee strategiche di Atlantia. Questo è molto importante. Per realizzare questi progetti e vederne anche i frutti non ci vorranno mesi, ma anni e questo non coincide con la visione, spesso di breve termine, della borsa.

D. Con quali risorse sosterrete la crescita?

R. E' noto che gli offerenti sono due azionisti storici, Edizione e Crt, ai quali si aggiunge ora il nuovo socio Blackstone, attraverso uno dei pochi fondi infrastrutturali open ended al mondo, cioè che non prevede l'uscita dal capitale.

D. E le risorse?

R. Le risorse per eventuali operazioni straordinarie nei nostri core business potranno derivare anche da futuri aumenti di capitale.

D. Quanto destinerete a operazioni straordinarie?

R. Qualsiasi numero dovessi dirle ora sarebbe senza senso. Ogni infrastruttura è un caso a sé. Tenga conto che anche solo comprare un aeroporto medio o altro asset infrastrutturale, richiede ingenti somme.

D. Ecco, parliamo di sviluppo aeroportuale, quali opportunità vede?

R. Le operazioni potenziali ci sono, ma non sono molte. Certo, se qualche aeroporto dovesse avviare la privatizzazione la valuteremo, anche perché gli aeroporti sono asset unici, che hanno concessioni che durano decenni.

D. Quale futuro vede per Adr?

R. La riteniamo un'infrastruttura essenziale e strategica per il Paese. Abbiamo investito 2 miliardi di euro negli ultimi 10 anni per cambiare completamente Fiumicino. Ma aver vinto per 5 anni consecutivi, dal 2017 al 2021, il premio ufficiale di Airport Council International come miglior aeroporto oltre i 40 milioni di passeggeri: è un risultato unico, nessun altro al mondo ci è mai riuscito e penso voglia dire qualcosa.

D. Che obiettivi avete?

R. Tra Giubileo del 2025 e la ripresa dei flussi turistici pensiamo che un aeroporto che pre-pandemia registrava 45/50 milioni di passeggeri all'anno, possa arrivare a 90-100 milioni entro la fine della concessione nel 2046. Ci sono ancora tantissime cose da fare. Spero che la spinta verso il miglioramento e la qualità che ho sentito provenire dal mondo delle istituzioni negli ultimi 10 anni, continui ad essere forte.

D. Il consolidamento del settore avrebbe senso?

R. Sulla carta sì, ma nella pratica è molto complesso da realizzare. Certo, se ci saranno privatizzazioni, per esempio in Italia, come quella ipotizzabile dell'aeroporto di Catania, noi saremo interessati.

D. Ha citato Telepass, quali progetti avete per questa controllata?

R. Telepass ha come obiettivo quello di raddoppiare l'ebitda da 120 a 240 milioni in quattro anni. Da puro operatore tolling si è aperto al concetto di mobilità, offrendo tutta una nuova serie di servizi. Nel breve periodo punteremo a coinvolgere il mondo corporate che al momento Telepass non copre direttamente. La nostra attività in questa direzione è partita da poco. Calcoli che l'anno scorso abbiamo investito circa 50 milioni di euro per l'upgrading delle piattaforme digitali e che oggi Telepass conta su 8 milioni di clienti.

D. Restiamo in ambito tecnologico, l'ultima grande acquisizione è quella di Yunex.

R. Altra società che è in una fase di sviluppo e si sta spostando dalla semplice fornitura di hardware a sistemi di Intelligenza Artificiale (che lavorano in maniera predittiva) per le aree urbane con tre obiettivi: traffico più fluido, riduzione delle emissioni e diminuzione degli incidenti. Tutta questa tecnologia può essere messa al servizio delle infrastrutture e delle grandi città. Pensiamo il closing possa arrivare prima dell'estate e puntiamo a presentare un nuovo piano industriale entro la fine del 2022.

D. Sa che il mercato ritiene che l'abbiate pagata troppo cara?

R. Erano in corsa 5 o 6 concorrenti di livello globale. In generale, le recenti transazioni su società che si occupano di sviluppo della tecnologia sono avvenute a multipli di 16/17 volte ebitda. E noi abbiamo pagato un prezzo in linea con questi multipli. Anche la quota di Telepass, quando l'abbiamo ceduta, è stata valorizzata a questi multipli.

D. Gli analisti conoscono questi multipli, eppure molti hanno ritenuto il prezzo eccessivo

R. Il valore dipende da quello che si ha in mente di fare in futuro con un asset. La crescita di valore si fa quando c'è visione imprenditoriale e si vedono cose che altri non vedono. L'ebitda di Yunex non va valutato come quello di un'autostrada, sono progetti, persone e tanta ricerca.

D. Per ultima una domanda cruciale che riguarda i rapporti con Acs su Abertis

R. C'è troppo colore, si sono riempite pagine per nulla, parlando di assetto di governance disfunzionale o di delusioni. Guardiamo ai fatti. Nel 2019-2020 Abertis ha rilevato, con l'intesa di entrambi gli azionisti, asset nel continente americano pe r6,5 miliardi, nonostante il Covid.

D. Quindi sta dicendo che l'attuale governance potrebbe durare così per altri 5 o 10 anni?

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May 16, 2022 02:15 ET (06:15 GMT)