ROMA (MF-DJ)--Entro fine marzo sarà perfezionata la cessione di Autostrade per l'Italia all'asse composto da Cassa depositi e prestiti, Macquarie e Blackstone e il peso azionario di Edizione in Atlantia è destinato a salire. Il timing della complicata traiettoria della procedura, una sorta di labirinto tra i ministeri e le Authority competenti, secondo fonti interne al dossier, è rispettato.

Lo scrive Affari&Finanza di "Repubblica" spiegando che per i Benetton la conclusione di questa partita rappresenta un autentico punto di svolta: perché li sottrae dal vortice della polemica pubblica seguita al crollo del ponte Morandi di Genova alla vigilia del Ferragosto 2018; e perché pone Atlantia in condizione di concentrare energie e risorse in una nuova strategia di sviluppo. Strategia che avrà come essenziale propellente proprio il ricavato dalla vendita di Aspi.

Detratto il paio di miliardi del programma di buy back, ne resteranno ancora oltre 6 degli 8,3 attesi dalla cessione. Il gruzzolo di cui disporrà Atlantia - che come holding ha appena un paio di miliardi di debiti - sarà funzionale in primis allo sviluppo della piattaforma autostradale tramite la subholding Abertis (condivisa con il costruttore spagnolo Florentino Perez, non meno florido dei fratelli di Ponzano Veneto). Troppo presto, invece, per indicare la strategia di crescita per le altre attività di Atlantia. In particolare, fermo rimanendo l'interesse per il business delle concessioni aeroportuali, rimane da capire per esempio se aprire a nuovi partner.

Di sicuro, i Benetton intendono esercitare la responsabilità che viene in capo all'azionista di riferimento a lungo termine: nei mesi scorsi la loro quota è salita dal 30,25% a oltre il 31% e, tenendo conto che il socio trevigiano non intende aderire al piano di buy back da 1,5-2 miliardi annunciato dalla holding delle infrastrutture, il peso specifico è destinato a crescere ulteriormente.

gug

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December 20, 2021 02:31 ET (07:31 GMT)