ROMA (MF-DJ)--Atlantia non perde tempo e dopo il board di venerdì
scorso che ha rifiutato l'offerta binding di Cdp, Macquarie e Blackstone
per l'88% di Autostrade per l'Italia, avvia i contatti con il Consorzio
pubblico-privato nel tentativo di migliorare i contenuti della proposta
vincolante.
Secondo quanto risulta al Messaggero, nel fine settimana gli advisor
della holding infrastrutturale hanno lavorato a una lettera che potrebbe
essere spedita all'istituto di Via Goito già nelle prossime ore. Il
testo, molto stringato, ripercorre la comunicazione già resa nota al
mercato, definendo l'offerta "inferiore alle attese" e "non coerente, nei
termini sia economici che contrattuali, con l'interesse di Atlantia e di
tutti gli stakeholder".
Al tempo stesso, nella missiva si chiede la disponibilitá del Consorzio
ad aprire un tavolo il piú rapidamente possibile per cercare un
miglioramento della proposta. Nonostante la volontá positiva che si
respira ai due lati del tavolo della trattativa, trovare una mediazione
sembra un'impresa quantomeno ardua, in quanto le posizioni di partenza
sono difficilmente conciliabili. Atlantia infatti, supportata dai propri
advisor JpMorgan, Mediobanca e Bofa Merrill Lynch proporrá a Cdp e ai due
fondi esteri una revisione complessiva dell'impianto contrattuale,
partendo dal valore di 9,1 miliardi per il 100% di Aspi, ritenuto troppo
basso. Secondo le stime delle banche d'affari, il valore si attesta tra
10,5 e 12 miliardi di euro, in linea con quanto richiesto dagli azionisti
esteri Tci e Spinecap.
Un altro elemento di distanza su cui si cercherá di intervenire è
rappresentato dalle clausole di garanzia. Il Consorzio infatti chiede che
Atlantia metta a disposizione 700 milioni di euro da usare per eventuali
danni indiretti derivanti dalla tragedia del Ponte Morandi, a cui
aggiungere ulteriori 810 milioni per una vertenza ambientale aperta del
ministero dell'Ambiente nel 2013 per un presunto mancato rispetto della
normativa sulla gestione delle terre da scavo durante le lavorazioni della Variante di Valico. Dal quartier generale di via Bergamini ribattono di aver già sanato tutti i danni diretti alla comunità genovese, per un importo superiore a 800 milioni di euro, e di aver vinto in primo grado la vertenza nel 2019 con il Ministero dell'Ambiente.
Facile dunque che gli uomini di Atlantia, supportati dai propri advisor
legali, chiedano la revisione delle due clausole. Ma un altro motivo
ostativo potrebbe essere rappresentato anche da un disallineamento interno al Consorzio, che avrebbe causato le lungaggini nell'invio della proposta mercoledì 24 febbraio: mentre Cdp, infatti, sarebbe piú propensa a trattare, gli emissari di Macquarie sembrerebbero assolutamente indisponibili a concedere anche solo un euro in piú sull'equity messo a disposizione. Troppe le incognite, secondo il fondo australiano, dal punto di vista regolatorio e normativo, vista anche la procedura di pilot aperta dalla Commissione Ue sugli articoli 13 e 35 del Milleproroghe 2019 che, se dovessero essere modificati, cambierebbero sensibilmente il valore della concessionaria. Anche la perdurante mancata approvazione del Pef di Aspi rappresenta un problema. L'uscita probabile di Macquarie porta in sè la necessità di riformulare una nuova compagine. E' tuttavia probabile che il nuovo esecutivo, indipendentemente dalla questione azionaria, decida di mettere mano al documento di programmazione definito dal precedente esecutivo.
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(END) Dow Jones Newswires
March 02, 2021 05:02 ET (10:02 GMT)