ROMA (MF-DJ)--Impossibile uscire da una rotta già tracciata. Per Carige il futuro è solo quello dell'alleanza, del matrimonio, della "business combination". D'altra parte, è fin dal giorno del commissariamento - 2 gennaio 2019 - che quella parola, "business combination", è il "verbo", secondo le indicazioni della Bce. E proprio da qui, scrive Repubblica Genova, bisogna partire per mettere a fuoco una partita di cui quasi non si tiene conto e che invece potrebbe essere il fulcro attorno a cui far ruotare ogni mossa: la causa intentata contro la banca dalla Malacalza Investimenti, la cassaforte della famiglia di imprenditori ex azionisti di riferimento di Carige.

In verità le cause sono due, la prima contro Bce, con una richiesta di 875 milioni, e la seconda contro Carige, salita negli ultimi mesi da 486 a 539 milioni. A novembre ci sarà il pronunciamento di primo grado sulla causa che la holding ha intentato alla banca e non si può pensare di archiviare la partita come un aspetto secondario nel passaggio delle quote azionarie. Si oppongono tesi diametralmente opposte. I Malacalza ritengono di essere stati derubati. Tesi di parte, ovviamente, respinta dalla banca che ha a sua volta definito in 229 milioni il "danno" imputabile alle "condotte tenute precedentemente e nel corso" della gestione commissariale dalla Malacalza Investimenti. D'altra parte, finora la banca non ha nemmeno ritenuto di fare accantonamenti legati al possibile esito della causa, ritenendo che il giudizio non le sarà "sfavorevole".

La Bce chiede un'aggregazione, ma chi sta alla finestra forse potrebbe attendere l'esito della causa prima di farsi avanti. A meno di non giocare d'anticipo, cercando l'accordo con i vecchi azionisti.

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September 24, 2021 02:46 ET (06:46 GMT)