ROMA (MF-DJ)--Le banche del consorzio per l'aumento di capitale da 2,5 mld di B.Mps vorrebbero rinviare l'operazione al 2023.

Lo scrive Il Messaggero spiegando che, negli ultimi giorni della passata settimana si sarebbero acuite le divergenze tra l'ad del Monte, Luigi Lovaglio, e i manager delle banche del consorzio di collocamento, sulle modalità e i tempi della ricapitalizzazione.

Date le attuali condizioni di mercato, le banche vogliono rinviare l'operazione al prossimo anno. Lovaglio, invece, confida di poter attrarre investitori nonostante l'andamento del titolo sia il peggiore dell'indice di settore, con una market-up che è un ottavo dei mezzi freschi da richiedere e un price to book (valore di mercato confrontato con il patrimonio netto tangibile) di 0,07. Questo significa che non è conveniente acquistare titoli senesi perché valgono molto meno rispetto ai valori tutte le altre banche.

Il price to book di Intesa Sanpaolo ieri era di 0,66, Unicredit 0,37, Bpm 0,34 per non parlare di altre istituzioni internazionali, come la terza banca belga Kbc (1,09), Ubs (1,02), Bbva 0,63 e lontano dall'indice medio delle banche Ue pari a 0,67. A questi rapporti, l'operazione che pure è stata concepita come scindibile, cioè realizzabile in più tempi, non può salire sulla rampa di lancio perché lo sconto sul terp (prezzo teorico delle azioni senza diritto) al massimo può sfiorare il 9,5%. Questa percentuale si ottiene dividendo l'attuale capitalizzazione di 302 milioni per il valore futuro ottenibile sommando i 2,5 miliardi dell'aumento in fieri. E il prezzo quasi zero delle nuove azioni non conviene nemmeno al Tesoro sottoscriverle per non portare a perdita l'intero esborso del 2017 (5,9 miliardi).

Nonostante questo quadro, Lovaglio vuole andare avanti dritto confidando di coinvolgere gli anchor investor Axa e Anima per una quota del 10% a testa spendendo 250 milioni l'uno.

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0608:45 set 2022


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September 06, 2022 02:46 ET (06:46 GMT)