MILANO (MF-DJ)--Il titolo Mps cede il 2,24% a 1,19 euro a Piazza Affari, la peggiore fra le banche, oggi, con il Ftse Mib appena sotto la parità. Nel frattempo, la forte ondata di vendite che ha caratterizzato i bond subordinati dell'istituto senese nella giornata di ieri, emessi dopo l'entrata del Mef nel capitale, si è arrestata. E l'emissione con scadenza 10 settembre 2030, per esempio, scambia in area 94 recuperando quasi tutto lo scivolone di lunedì. Negli ultimi 5 giorni il bond ha ceduto il 7% circa.

L'ondata di vendite di ieri, secondo il database di Bloomberg, sarebbe avvenuta a una velocità record. Il sell-off non ha tuttavia toccato tutte le emissioni obbligazionarie della banca senese, dove il Tesoro è l'azionista di riferimento al 64%, ma solo i subordinati, soggetti ad un possibile assorbimento nel caso la banca veda il Cet 1 scendere sotto la soglia minima richiesta dalla Bce.

Mps ha comunicato inoltre ieri sera di "aver dato mandato ai propri legali per proporre una denuncia contro ignoti in relazione alle notizie diffuse sul mercato che hanno fatto crollare le quotazioni del debito subordinato". Infatti, mentre "i quattro bond di tipo senior preferred avevano visto i prezzi scendere mediamente dell'1,77% negli ultimi cinque giorni", ha spiegato a milanofinanza.it Giacomo Alessi, analista di Marzotto sim specializzato nel debito, "ovvero poco o nulla, i quattro bond subordinati in scadenza nel 2028, 2029 e nel 2030 erano calati fino al 15,4% per poi recuperare parte delle perdite a fine sessione".

Nello specifico, il subordinato Lower Tier II con rendimento da cedola dell'8,5% e scadenza il 10 settembre 2030 ieri mattina aveva lasciato sul terreno il 16% (poi nel pomeriggio aveva già cominciato a rientrare al -13,5%) del valore negli ultimi cinque giorni di scambi. Secondo Alessi, "abbiamo forse assistito a un'iper reazione da parte degli investitori esteri a una delle diverse indiscrezioni che emergono su Mps".

L'indiscrezione cui si riferisce l'analista è il possibile spezzatino della banca, di cui parlano anche oggi i giornali, che starebbe spaventando gli istituzionali stranieri. Infatti, il Mef vorrebbe cedere Mps a Unicredit, la quale, però, tentenna da diverso tempo, anche perché Siena ha sulle spalle oltre 10 miliardi di possibili cause di cui quasi 4 miliardi in capo alla Fondazione Mps. In una delle ipotesi emerse di recente vi è il possibile spezzatino del Monte, con Unicredit che rileverebbe le filiali al Nord, il Mediocredito Centrale (un'altra banca in mano allo Stato) quelle al Sud, mentre resterebbe in vita il marchio storico Mps in un istituto regionale, in Toscana, in mano alla stessa Fondazione che, in cambio delle azioni, rinuncerebbe alle cause.

Il timore è che i bond subordinati restino iscritti nel bilancio della nuova Mps, in portafoglio alla Fondazione, con la nascita di una banca ritenuta debole. E come conseguenza la possibilità che le obbligazioni vengano alla fine assorbite in un'eventuale prossima crisi. Intanto l'istituto senese dovrebbe riunire oggi il cda dopo aver ricevuto dalla Bce una richiesta di chiarimenti sulla tempistica del rafforzamento patrimoniale, scrive MF-Milano Finanza.

Dovrebbe arrivare in consiglio di amministrazione una lettera in cui la Bce chiede chiarimenti sulla strategia finanziaria e, in particolare, sulla tempistica dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi che la banca si è impegnata a sostenere, anche perché un matrimonio con un gruppo più strutturato non pare in vista. In base alle ipotesi circolate finora, Siena avrebbe programmato una manovra in due fasi. La prima sarebbe l'emissione entro giugno di un bond di tipo AT1 dall'importo di circa 500 milioni. La seconda un aumento di capitale da almeno 1,5 miliardi in cui il Tesoro, al 64% delle quote, dovrebbe essere determinante. Pare inoltre che il Mef stia meditando di cambiare i vertici della banca.

Un altro elemento emerso oggi è che la joint-venture di bancassicurazione con Axa prevede un'opzione put dal valore di circa un miliardo a favore della compagnia francese in caso di cambio di controllo azionario dell'istituto senese. E quindi, tra gli oneri di cui dovrà farsi carico il compratore o lo Stato venditore di Mps, emerge un indennizzo da almeno 1 miliardo che potrebbe essere pagato al partner assicurativo.

Ai tempi del salvataggio di Stato, Mps aveva rinegoziato il contratto pluriennale di bancassicurazione con il colosso francese che aveva investito nella banca (anche, pro-quota, in sede di aumento di capitale). Ma quel contratto prevede che in caso di cambio del controllo azionario della banca scatti un'opzione put a favore della compagnia assicurativa. Nel caso della joint venture sulle polizze con Mps, il cambio di proprietà della banca senese farebbe scattare una put option a favore di Axa che gli analisti stimano in un controvalore superiore al miliardo di euro. Un costo in più che si va ad aggiungere ai 10 miliardi di possibili cause in capo al Monte.

red/cce

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June 15, 2021 08:32 ET (12:32 GMT)