MILANO (MF-DJ)--"Ogni decisione è stata condivisa sempre con tutte le Autorità di Vigilanza italiane ed europee. Aggiungo che, sulla base del codice civile, la responsabilità del bilancio è dell'intero consiglio di amministrazione e coinvolge anche collegio sindacale e società di revisione. Lungi da me l'idea di una chiamata di corresponsabilità di questi soggetti. La verità è che ci sentiamo tutti innocenti ma a pagare siamo stati solo io e Profumo".

Sono le parole di Fabrizio Viola, ex amministratore delegato di B.Mps, arrivato a Siena con il presidente Alessandro Profumo su richiesta della Banca d`Italia, rilasciate a Il Sole 24 Ore dopo il deposito delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano che lo ha condannato in primo grado a una pena di sei anni, insieme con Profumo, per falso in bilancio e aggiotaggio malgrado la pubblica accusa avesse chiesto il proscioglimento.

Viola ribadisce che rifarebbe le stesse scelte, ma ci penserebbe due volte prima di assumere lo stesso incarico. "Leggerò le motivazioni della sentenza. Posso solo ribadire di avere agito sempre con correttezza e trasparenza e avendo condiviso ogni passaggio con le Autorità di Vigilanza. E con Profumo faremo ricorso in Corte d'Appello per chiedere la revisione radicale della sentenza di primo grado. Purtroppo dovremo aspettare anni".

Lo sfogo del banchiere si concentra sulle conclusioni cui è arrivata la giustizia e controbatte: "La giustizia italiana ha messo di fatto sullo stesso piano noi e coloro che hanno distrutto la banca - osserva con amarezza Viola - non siamo stati noi a creare il marcio nel Montepaschi. Noi quel marcio l'abbiamo tirato fuori, a partire dalla scoperta del mandate agreement segreto che regolava i rapporti tra Mps e Nomura. Sin dal primo giorno di lavoro l'obiettivo principale era uno solo: continuare a tenere in vita la banca. Per poter rilanciare il Monte, occorreva prima assicurarsi che la banca continuasse ad esistere. Ci dedicammo d'urgenza alle azioni con priorità zero: messa in sicurezza dei profili di capitale e liquidità, rafforzamento del management, iniziative "crash" sulla componente dei costi", prosegue.

Secondo il banchiere non è stato preso in considerazione il contesto in cui operava il Monte, con un Pil in contrazione del 10%: "Non riuscimmo a completare il risanamento. Serviva più tempo. Tenga conto che oltre ai danni derivanti dalla gestione precedente alla nostra, il Monte dei Paschi si è trovato in quegli anni ad affrontare una crisi economica che in Italia ha portato a una caduta del Pil del 10% e contemporaneamente al cambio delle regole europee sui crediti deteriorati. Due elementi che hanno pesato su tutte le banche, è vero, ma che hanno avuto un effetto più devastante in una banca come il Monte che già si trovava per altri motivi in stato di forte squilibrio economico/ finanziario".

red

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0810:45 apr 2021

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