ROMA (Reuters) - Monte dei Paschi di Siena ha chiuso il quarto trimestre con un utile di gran lunga superiore alle stime, così come altri istituti, grazie all'aumento dei tassi d'interesse e alla riduzione dei costi.

L'utile netto dell'ultimo trimestre dello scorso esercizio è stato di 156 milioni, circa il doppio dei 75 milioni delle previsione del consensus degli analisti elaborato dalla stessa banca.

Il cost/income della banca è sceso al 60% nel quarto trimestre, rispetto al precedente 72%.

Al pari delle altre banche italiane, una forte spinta ai risultati è arrivata dalla crescita del margine di interesse, in rialzo nel quarto trimestre del 31,4% rispetto al trimestre pecedente, e del 54% su base annua.

"Dopo una lunga e difficile navigazione a vista (...) siamo in grado di scegliere il miglior porto sicuro (...) e sicuramente lo raggiungeremo ", ha detto l'AD Luigi Lovaglio, che ha assunto la guida dell'istituto esattamente un anno fa e che si ricandiderà ad aprile.

Lovaglio ha detto anche che le richieste legali che in passato hanno complicato gli sforzi di ri-privatizzazione della banca, si riveleranno invece "una sorpresa significativa in termini di valore" in qualsiasi futura operazione di M&A.

Il petitum delle cause legali e le richieste extra giudiziali ammontano complessivamente a 4,1 miliardi di euro, comprensiva dell'ultima richiesta da 700 milioni di euro a gennaio.

Tuttavia, Lovaglio ha rassicurato che gli accantonamenti sono più che adeguati, dato che alcune richieste non sono supportate da documenti e alla luce dell'esito positivo per Mps nei procedimenti giudiziari in corso.

La banca senese ha proseguito il rafforzamento patrimoniale grazie alla riduzione degli Rwa e alla generazione di utile che hanno portato a fine dicembre il Cet1 Ratio fully loaded al 15,6%, in aumento rispetto al 14,7% dopo il completamento dell'aumento di capitale.

Tra l'ultimo aumento di capitale e il salvataggio del 2017, il costo sostenuto dallo Stato, che controlla il 64% della banca, è stato complessivamente di 7 miliardi di euro.

Dopo la nomine del nuovo board, il governo dovrebbe riprendere in mano il dossier per rinunciare al controllo della banca, come concordato con la Ue.

Nel 2021 il governo non è riuscito a concludere la vendita di Mps a UniCredit e ha ottenuto più tempo da Bruxelles per uscire dalla banca senese.

(Stefano Bernabei, tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Andrea Mandalà)