MILANO (MF-DJ)--Sabato 30 aprile la Popolare di Sondrio toccherà una tappa decisiva. I soci di una delle banche italiane meglio gestite voteranno per la prima volta con regole di una società per azioni. L'appuntamento è una conseguenza naturale di quella trasformazione a cui nel dicembre scorso la popolare si è piegata dopo una lunga battaglia legale. Per Marco Vitale però, promotore del Comitato per l'autonomia e l'indipendenza della Banca, il patrimonio cooperativo non deve andare disperso.

Domanda. Professor Vitale, all'assemblea del 30 aprile verrà approvato l'ultimo bilancio della Banca Popolare di Sondrio come banca popolare e sarà nominato un nuovo consiglio. Qual è il significato e le conseguenze di questo passaggio?

Risposta. Con l'assemblea che ha deliberato la trasformazione in spa si è conclusa una lunga e gloriosa storia bancaria come imposizione di una legge sciagurata. Inizia ora una nuova storia densa di incognite. Ma la conseguenza principale e generale è una e una sola: la banca è diventata una preda assai appetibile per molti e verrà, per questo, attaccata da gruppi finanziari più potenti, molto interessati all'appropriazione e gestione del risparmio valtellinese. Le conseguenze specifiche e concrete di questo dipenderanno da come si comporteranno i principali protagonisti: amministratori, dirigenza, personale, azionisti, opinione pubblica.

D. Quali i rischi maggiori?

R. Nel mondo si confrontano e si combattono due diverse visioni del fare banca. La prima e oggi ancora dominante in molti ambienti potenti è che per fare banca bisogna essere sempre più grandi, perché solo le dimensioni e il livello del capitale contano; che fare banca significa principalmente fare affari per generare profitti sempre più alti anche per dirigenti ricchissimi e sempre più ricchi. La seconda visione, che è quella classica e propria dei grandi maestri di banca come Tognolo, Menichella, Mattioli, Dell'Amore, Cingano, Melazzini, è che fare banca significa esercitare il credito in modo utile allo sviluppo dell'economia e delle imprese utilizzando in modo utile e produttivo i risparmi affidati alla banca dai cittadini risparmiatori; che la forza di una banca non sono né le dimensioni né il capitale ma l'intelligenza, l'integrità, la competenza del suo personale, la conoscenza dei territori in cui opera, i buoni e rispettosi rapporti con gli operatori economici e sociali del territorio; che il profitto è certamente indispensabile ma non è l'unico né il più importante parametro per giudicare una banca. Le buone banche popolari (e tante di quelle sparite rientravano in questa categoria) appartenevano al gruppo portatore della seconda visione. Per questo davano fastidio e sono state distrutte da un provvedimento legislativo perverso mai realmente discusso in Parlamento e ostile agli interessi dell'economia italiana. Il rischio maggiore è ora che anche la Banca di Sondrio spa venga risucchiata dal primo gruppo e faccia la triste fine delle sue maggiori consorelle che si sono consegnate senza se e senza ma.

D. Ma ci sono difese possibili oppure questa deriva è inevitabile?

R. Le difese ci sono ma sono molto difficili e richiedono lucidità, coraggio, molta competenza, molto amore per i propri territori e per la parte migliore della propria storia. E richiedono anche conoscenza e rispetto della nostra Costituzione, che riconosce e tutela il principio cooperativo mentre gli alti dirigenti attuali del nostro sistema bancario lo combattono per poi affidare la proprietà e la guida di nostre banche importanti a un sistema eccellente come quello francese largamente basato sul sistema cooperativo. Ma prima di analizzare le difese specifiche possibili vorrei inquadrarle in alcuni commenti generali. Siamo entrati in una fase della nostra vita e dell'economia e politica mondiale densa di sfide, pericoli e difficoltà: la pandemia ancora in corso, ancorché fronteggiata, e quelle prossime preannunciate; le grandi problematiche climatiche e ambientali; la guerra calda tra Russia e Ucraina che, ormai, è chiaro a tutti, è al tempo stesso una guerra regionale e l'inizio di una guerra mondiale; le grandi trasformazioni che dobbiamo realizzare praticamente in tutti i settori produttivi e in primo luogo in quello energetico; la folle dimensione delle spese militari a livello mondiale; l'assenza tragica, a livello generale, di leader politici all'altezza della sfida. Tutto ciò illumina e preannuncia un mondo duro, difficile, esigente, sfidante, pericoloso. Certamente, come succede sempre nella storia, al di là di queste dure sfide e gravi rischi ci sono anche possibilità positive importanti ma, per perseguirle, dobbiamo passare attraverso un durissimo travaglio. Tutto questo ci dice che nei prossimi anni non vivremo nel paese dei balocchi come tanti continuano a credere. Dovremo riunire tutte le forze produttive, tutte le migliori energie intellettuali, tutte le possibili risorse finanziarie per fare fronte alla sfida e realizzare investimenti intelligenti in modo intelligente. In questo nuovo mondo che si profila, le banche che appartengono alla seconda delle due visioni sopra delineate, e tra queste le migliori banche territoriali, ritroveranno un ruolo, una funzione e quindi un rispetto più importanti dell'attuale, come è sempre stato nei grandi periodi della ricostruzione. Anche negli intellettuali al servizio dei vertici del sistema bancario già si colgono i primi segnali di una nuova consapevolezza. Nel nuovo mondo che si sta aprendo giorno per giorno davanti a noi avremo come non mai bisogno di imprese serie, imprenditori innovativi e coraggiosi, banche vere, artigiani, lavoratori, insomma di tutti quelli che hanno in mano un mestiere onesto e lo vogliono esercitare in modo onesto e non dei tanti lucignolo che dominano il sistema bancario. Nel nuovo contesto, forse, anche le difese contro la deriva che ci vogliono imporre, hanno maggiori possibilità di resistere.

D. Ma a chi compete il dovere di resistere?

R. A tutti. Per questo un gruppetto di piccoli azionisti della Popolare di Sondrio ha impugnato di fronte ai massimi vertici del sistema giudiziario italiano (compresa la Corte costituzionale) il provvedimento legislativo sulle Popolari che hanno imputato, come ancora imputano, di incostituzionalità e di mancanza di ragionevoli motivi economici e legali rispettabili. Questi azionisti hanno perso la lunga battaglia ma non ci siamo pentiti di averla combattuta. E anche a motivo di essa che la BpS ha potuto uscire, con dignità e a testa alta, dal mondo delle popolari acquisendo serietà e apprezzamento in molti ambienti significativi. È anche grazie a essa che il popolo valtellinese, o almeno parte dello stesso, si è reso conto del significato e dell'importanza della posta in gioco e si è sentito come non mai vicino alla sua banca. Per questo la BpS è l'unica tra le grandi banche popolari colpite dal provvedimento che esce dalla vicenda a testa alta e con un alto livello di credibilità. Anche altre banche popolari, al momento della trasformazione, hanno dichiarato che anche come spa avrebbero osservato lo spirito, i principi e l'operatività di una banca popolare. Ma erano parole al vento, prive di ogni credibilità perché si sono consegnate al primo momento senza se e senza ma, senza non dico combattere ma neanche discutere. La BpS è l'unica che può fare ora la stessa affermazione con una base fondata di credibilità. È vero: anche da spa si può essere banca attenta e al servizio del territorio e dello sviluppo economico sociale. Anche da spa si può essere «banca benefit» ma è maledettamente difficile. Per questo e per questa credibilità elevata della BpS, frutto di oltre 150 anni di buona storia bancaria e dei buoni semi piantati che, dopo la trasformazione in spa, abbiamo formato un comitato per il sostegno dell'autonomia e dell'indipendenza della BpS al quale partecipano anche tanti non valtellinesi, tanti non azionisti e alcuni dei più rispettati esperti bancari italiani. Come Comitato abbiamo favorito la nascita dell'Associazione dei Piccoli Azionisti che avrà lo scopo di difendere in modo associato il ruolo e gli interessi dei piccoli azionisti che sono in gran parte anche rappresentanti del mondo produttivo.

D. E allora quali raccomandazioni si sente di rivolgere ai vari soggetti interessati?

R. Alla dirigenza della banca: continuità strategica e operativa; innovazione organizzativa e operativa per migliorare efficienza ed efficacia; grande attenzione alla formazione e alla partecipazione dei dipendenti (anche questa è nella tradizione della banca ed è uno dei suoi punti di forza ma va ulteriormente curata e rafforzata); perseguire una strategia di crescita ma mai fine a se stessa e mai solo per ragioni finanziarie; la crescita per linee esterne non può essere esclusa ma va perseguita quando esistono solide ragioni di affinità operativa e culturale. Ai dipendenti: la banca gode di un grande rispetto dalla grande maggioranza della sua clientela. Questo è un bene prezioso che poggia sui vostri comportamenti e che dovete continuare a curare e sviluppare. Agli azionisti: è importantissimo che gli azionisti e soprattutto i tanti piccoli azionisti della banca si rendano conto che l'approccio in Assemblea è uno snodo fondamentale. Si presentano al voto degli azionisti due liste di amministratori. La prima lista è espressione della continuità aziendale e della politica fin qui seguita. C'è un fattore di innovazione nella composizione della lista e questa è una cosa buona. Personalmente avrei optato per una scelta più coraggiosa in termini di innovazione ma il giudizio di tante persone responsabili ha trovato questo equilibrio ed è un equilibrio utile e rispettabile. La seconda lista è fatta da

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April 25, 2022 02:40 ET (06:40 GMT)