MILANO (MF-DJ)--Il governo Draghi per ora fa marcia indietro sugli incentivi che dovrebbero promuovere il consolidamento del sistema bancario. Il mancato inserimento della misura sui deferred-tax asset (dta) nel decreto Sostegni bis ha deluso chi si aspettava che il processi di m&a entrassero nel vivo prima della pausa estiva. Una delusione attestata dalla caduta di diversi titoli in Piazza Affari. Alla fine della seduta di ieri Banco Bpm ha perso il 2,17%, Bper l'1,04% e Mps lo 0,33% mentre Unicredit ha chiuso quasi sulla parità (+0,1%).

Introdotta lo scorso anno per favorire nuove geografie per il settore, la trasformazione delle dta in crediti fiscali avrebbe dovuto sostenere i processi di consolidamento fornendo un bonus fiscale agli istituti coinvolti. In vista della scadenza però nelle scorse settimane il governo aveva iniziato a lavorare sulla conferma della misura, pur con alcune importanti modifiche. La prima - spiega MF - avrebbe dovuto l'estensione dei termini per annunciare e concludere il deal, mentre la seconda sarebbe stata l'innalzamento della soglia di attivi su cui è computato il bonus stesso. Nel testo del decreto Sostegni iniziale si fissava una proroga rispettivamente di sei mesi e di tre anni e un passaggio dal 2 al 3% dei total assets.

Sebbene le metriche di un deal di m&a siano complesse, in molti scommettevano che l'incentivo sarebbe stato in grado di orientare le scelte di Unicredit e delle altre banche coinvolte nell'imminente consolidamento del settore. Secondo i calcoli di Equita per esempio la dote fiscale sarebbe valsa 3,4 miliardi, circa 1,1 miliardi in più rispetto alla precedente versione. Se invece Unicredit avesse deciso di virare su Banco Bpm, il beneficio fiscale salirebbe salito a 4,09 miliardi, circa 400 milioni in più rispetto all'attuale capitalizzazione di borsa del gruppo di piazza Meda. In caso invece di fusione tra Banco e Bper l'incentivo sarebbe valso 949 milioni.

red/cce

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2108:39 mag 2021

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