In Europa e negli Stati Uniti alcuni funzionari stanno cercando di capire se sia possibile contribuire a mitigare una crisi che si teme possa danneggiare l'economia globale, pesare ulteriormente sulle catene di approvvigionamento globali e generare nuove e preoccupanti varianti di coronavirus.

"Abbiamo fatto presente che siamo pronti ad aiutare in ogni modo [le autorità cinesi] possano ritenere accettabile", ha detto mercoledì scorso il portavoce del National security council statunitense John Kirby.

La preparazione preventiva del sistema sanitario, una raccolta di dati accurata e condivisa e una comunicazione trasparente sono elementi importanti per combattere il coronavirus, secondo gli esperti sanitari di altri Paesi che hanno dovuto far fronte alle proprie ondate di Covid-19. Molti di questi elementi sembrano mancare in Cina.

Il presidente Xi Jinping ha ripetutamente affermato che il sistema a partito unico del paese è meglio equipaggiato per gestire la malattia, e che i vaccini cinesi sono migliori di quelli prodotti nei paesi occidentali, malgrado alcune prove del contrario.

I governi occidentali si trovano in una posizione difficile dal punto di vista diplomatico, da un lato con la volontà di contribuire ad arginare una crisi crescente che rischia di avere implicazioni sanitarie ed economiche di portata globale, e dall'altro con la necessità di fare ciò in un modo che sia ritenuto accettabile da parte del governo cinese.

"Il nazionalismo dei vaccini della Cina è profondamente legato all'orgoglio di Xi, ed accettare l'aiuto degli occidentali non solo metterebbe in imbarazzo Xi, ma incrinerebbe la sua narrazione secondo cui il modello di governance cinese è superiore", ha detto Craig Singleton, della Foundation for Defense of Democracies.

Dietro le quinte, funzionari europei e statunitensi stanno portando avanti attente trattative con le proprie controparti cinesi, stando ben attenti a rilasciare dichiarazioni pubbliche formulate in modo da sottolineare che è Pechino a gestire la situazione.

I funzionari cinesi e statunitensi hanno discusso di gestione del coronavirus all'inizio del mese, durante i colloqui svoltisi in Cina in preparazione della visita del Segretario di Stato Antony Blinken all'inizio del prossimo anno, secondo quanto affermato la scorsa settimana dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Sullivan non ha fornito ulteriori dettagli, limitandosi a citare l'esistenza di "canali diplomatici sensibili".

Un'area in cui gli occidentali potrebbero offrire il proprio aiuto a Pechino è quella dei vaccini, che prevede però che la Cina accetti il vaccino ad mRna sviluppato da BioNTech,, modificato per le varianti del virus Omicron attualmente in circolazione, che molti esperti ritengono più efficace del vaccino cinese.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha discusso la questione in una visita a Pechino il mese scorso insieme all'amministratore delegato di BioNTech Ugur Sahin.

Tuttavia, gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali non stanno incoraggiando apertamente la Cina ad accettare i vaccini a mRNA di produzione occidentale, ha detto giovedì scorso ai giornalisti il dottor Ashish Jha, coordinatore della risposta al coronavirus della Casa Bianca.

"Siamo pronti ad aiutare qualsiasi Paese del mondo con vaccini, trattamenti e qualsiasi altra cosa in cui possiamo essere utili", ha aggiunto poi Jha.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Andrea Mandalà)