MILANO (MF-DJ)--Tra copertura di perdite, strumenti di capitale e garanzie sinora il costo è stato di quasi 40 miliardi, oltre la metà dei quali a carico dei contribuenti. Questo è il conto presentato dalle crisi bancarie italiane degli ultimi otto anni, una sequenza di dissesti che, pur con diversi gradi di intensità, ha scosso il sistema finanziario costringendo gli istituti e lo Stato a mettere mano al portafoglio.

In questi giorni il tema torna di attualità visto che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) è chiamato a decidere sul futuro di Carige e sull'offerta presentata da Bper-Unipol. Per il controllo della cassa Modena ha messo sul piatto un euro chiedendo in cambio capitali per un miliardo che, sommati ai circa 400 milioni di crediti fiscali, porterebbero la dote complessiva a 1,4 miliardi, quasi tre volte l'attuale capitalizzazione di Carige. Giovedì 16 i vertici del Fitd hanno puntato i piedi, appellandosi all'articolo 35 del nuovo statuto che pone un tetto agli interventi del fondo. Tecnicismi a parte, i malumori all'interno del sistema bancario sono forti, specie alla luce degli interventi sostenuti sinora.

Negli ultimi otto anni sono state tamponate 16 crisi. Da quella della Cassa di risparmio di Teramo (Tercas) che nel 2014 fu messa in sicurezza dal Fitd aprendo una vertenza con l'Europa, fino a quella della Popolari di Bari che lo scorso anno era sembrata la coda di una lunga stagione di dissesti. Come ricostruito dall'ex dg del Fitd e attuale presidente di Carige Giuseppe Boccuzzi nella sua recente pubblicazione Le crisi bancarie in Italia, le operazioni hanno registrato modalità e attori molto diversi. Soprattutto perché diversa è stata la loro entità. Si è infatti andati da interventi contenuti come quelli a favore della Popolare delle Province Calabre o di Banca Base, a manovre molto impegnative come quelle necessarie per mettere in sicurezza le banche venete (2,4% dei depositi protetti complessivi) o il Montepaschi (6%). Nel mezzo c'è stata una pluralità di interventi che hanno interessato istituti di dimensione provinciale o regionale come Banca Etruria, Cassa di risparmio di Rimini o Banca delle Marche.

Lo spartiacque decisivo è stato però una data: 22 novembre 2015. Quel giorno infatti il governo Renzi varò il decreto Salva-banche per mettere in sicurezza Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife, precorrendo di qualche settimana l'entrata in vigore della direttiva Brrd sulla risoluzione delle crisi. Principio di fondo era quello di bail-in, cioè la riduzione del valore delle azioni e delle obbligazioni o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente. L'iniziativa, insieme alla scelta di svalutare le sofferenze al 17% del nominale (un valore poi alzato al 22% nei primi mesi del 2016), ha messo in subbuglio il sistema bancario italiano che nei mesi successivi ha subito profonde perdite borsistiche. Gravoso è stato anche il costo a carico degli istituti che, attraverso il Fondo di risoluzione, hanno dovuto sborsare quasi 5 miliardi di euro a copertura delle perdite. Le quattro good bank sono invece finite nel giro di un anno tra le braccia di Ubi Banca e Bper in cambio di robuste doti. Alla fine del 2016 si è invece consumata la crisi del Montepaschi. Il gruppo senese, in affanno già da diversi anni, è entrato nell'orbita dello Stato dopo il fallimento di un aumento di capitale da 5 miliardi di euro e una delicata trattativa con la Commissione europea. Per mettere temporaneamente in sicurezza l'istituto (che dal 2008 aveva già chiesto 15 miliardi al mercato e che oggi capitalizza meno di un miliardo) sono serviti 5,4 miliardi di capitali pubblici e 4,3 miliardi di capitali privati attraverso il principio del burden sharing. Una cifra non molto inferiore a quella che Alitalia ha chiesto ai contribuenti in 74 anni di vita. Nei mesi in cui Siena veniva nazionalizzata, si consumava il salvataggio delle due popolari venete, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. In un concitato fine settimana del giugno 2017 gli istituti sono stati affidati a Intesa Sanpaolo nell'ambito di un'operazione che ha mobilitato risorse per 17 miliardi tra esborso diretto e garanzie.

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 20, 2021 03:12 ET (08:12 GMT)