(di Anna Messia - Milanofinanza.it)

MILANO (MF-DJ)--Era stato tra i primissimi, alla fine del 2019, a chiedere un profondo cambio di governance di Cattolica Assicurazioni schierandosi dalla parte dell'ex amministratore delegato, Alberto Minali, nel momento dello scontro con il presidente Paolo Bedoni, che l'ha poi avuta vinta con l'uscita del manager della compagnia. Ma ora Francesco Brioschi, classe 1938 professore emerito di corporate governance e finanza al Politecnico di Milano e tra le altre cose research fellow negli anni '60 presso Harvard University, non è affatto d'accordo con la decisione presa dall'Ivass a conclusione dell'ispezione avviata su Cattolica lo scorso anno.

Perché se da una parte l'autorità di controllo ha chiesto di azzerare l'attuale consiglio di amministrazione, Bedoni compreso, (tenendo fermi i rappresentativi Generali e l'amministratore delegato, Carlo Ferraresi), scelta ovviamente approvata da Brioschi, dall'altra l'Ivass ha chiesto anche di accelerare sulla seconda tranche di aumento di capitale da 200 milioni e sul riacquisto delle azioni proprie, rivenienti dal recesso esercitato dai soci che non hanno aderito alla trasformazione della compagnia in società per azioni, operativa da primo aprile.

"Si tratta di decisioni che rischiano di penalizzare i piccoli azionisti in un momento in cui il Solvency II della compagnia è oltre il 160% quindi più di una volta e mezza il minimo richiesto", sostiene Brioschi. I piccoli azionisti difficilmente sarebbero in grado di sostenere l'aumento di capitale, con un inevitabile effetto diluitivo, dice il professore che in passato, tramite la finanziaria di famiglia, era arrivato a detenere più dell'1% della compagnia veronese. "Anche io ho esercitato il diritto di recesso per una parte delle azioni alleggerendo la posizione ma sarei pronto a comprare nuovi titoli e anche a coalizzare gli altri piccoli azionisti veronese per arrivare ad una quota dell'8-10% utile anche a fare da contrappeso a Generali nella governance", spiega, "fornendo a Cattolica una carta in più nella partita che la vede contrapposta a Banco Bpm".

Si tratta, come noto, dello scontro legale che vede su posizioni contrastanti la banca e la compagnia, con il Banco che sostiene che con l'ingresso di Generali nel capitale di Cattolica, con il 24,4% dopo la sottoscrizione della prima tranche da 300 milioni, ci sia stato un cambio di controllo per Verona. Una condizione che consentirebbe di applicare la clausola del change of control tale da giustificare il riacquisto delle quote delle joint venture assicurative da parte del Banco. "La presenta di uno zoccolo duro di piccoli azionisti potrebbe fare da contrappeso a Generali, indebolendo la tesi del change of control", suggerisce Brioschi. Ma la palla è ovviamente nelle mani dell'Ivass che sembra invece decisa a chiedere ulteriori manovre di rafforzamento della posizione patrimoniale di Cattolica, chiunque sia a comprare le azioni.

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January 12, 2021 12:13 ET (17:13 GMT)