MILANO (Reuters Breakingviews) - L'improvviso addio a Gucci del designer Alessandro Michele sta mettendo in difficoltà il boss del lusso francese François-Henri Pinault.

Il marchio italiano, il più grande tra quelli del gruppo Kering, è stato una macchina da soldi per il conglomerato francese da 68 miliardi di euro. Trovare un nuovo genio creativo non sarà facile. La mossa evidenzia e complica la necessità di Pinault di effettuare più operazioni di M&A.

La partenza di Michele lascia Pinault con un un bel grattacapo in Gucci. Lo stilista romano, che è entrato a far parte della Maison due decenni fa e ne è diventato il direttore creativo a gennaio 2015, è stato determinante nell'alimentare una crescita fenomenale delle vendite grazie al suo stile colorato e gender-fluid. Il fatturato di Gucci è quasi triplicato tra il 2014 e il 2019, raggiungendo i 9,6 miliardi di euro. Tuttavia, a causa delle forte spinta verso i giovani consumatori cinesi, le vendite hanno faticato a riprendersi dalla pandemia con la stessa velocità di altri marchi di lusso, innescando uno scivolone in borsa che ha danneggiato la valutazione di Kering.

Gucci aveva forse bisogno di un cambiamento. Ma Pinault deve trovare rapidamente un successore a Michele. Kering, che possiede anche altri brand del lusso come Bottega Veneta e Yves Saint Laurent, ha incassato da Gucci nel 2021 poco più della metà dei ricavi totali e circa tre quarti dell'utile operativo.

Gli stilisti di punta sono tuttavia merce rara e un passaggio di mano può essere complicato: Burberry, che aveva riposto le proprie speranze di rinascita nell'ex stilista Riccardo Tisci, non è riuscita a stupire i clienti e lo ha recentemente sostituito.

La migliore speranza di Pinault è quella di accelerare la ricerca di nuovi marchi per ridurre la sua dipendenza da Gucci. Ma, laddove il patron di LVMH Bernard Arnault ha speso miliardi di euro dal 2018 per acquistare il produttore di gioielli Tiffany e il proprietario di hotel Belmond, grandi operazioni sono finora mancate a Kering. Il gruppo ha avuto colloqui con Richemont - a detta del presidente del gruppo svizzero Johann Rupert -, è avuto contatti con Moncler e recentemente si è lasciato sfuggire la maison statunitense dell'ex stilista Gucci Tom Ford, acquisita dal gruppo cosmetico Estée Lauder.

Trovare il target giusto non sarà facile. Molti marchi di moda sono troppo piccoli per muovere l'ago della bilancia, come Tod's. Oppure sono controllati da fondatori non disposti a vendere, come Prada. E c'è sempre il rischio che LVMH, gigante da 350 miliardi di euro, possa battere un'offerta di Pinault. Il fatto che il titolo di Kering sia quotato a 16 volte gli utili attesi per l'anno prossimo, asconto rispetto alle 24 volte di LVMH, non aiuta. Nel frattempo, la maggiore urgenza di Pinault di mettere a segno un deal rischia di rendere i potenziali venditori più propensi a cercare di strappare un buon prezzo.

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(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Claudia Cristoferi)