Lo riferisce un comunicato della procura, mentre dall'ordinanza del giudice e dal decreto di sequestro si evince che, per effetto della legge 231 sulla responsabilità delle società per reati ascritti a loro dirigenti, sono indagate la società di supermercati GS (del gruppo Carrefour) e la Auchan, per il periodo precedente al suo passaggio a Margherita Distribuzione.
A GS il giudice ha sequestrato oltre 26 milioni di euro per frodi ipotizzate dal 2015 al 2021, a Margherita (quale ex Auchan) quasi 34 milioni di euro per il periodo 2015-2019. Gli altri circa 200 milioni di euro sono stati sequestrati a 15 degli indagati in relazione ad altre nove società.
Carrefour Italia, che controlla GS, in una nota comunica di aver avviato una indagine interna e "offre la massima disponibilità a collaborare con le autorità competenti, mettendo a disposizione tutte le informazioni necessarie a fare chiarezza sui rilievi formulati".
Non è stato possibile al momento ottenere un commento da Margherita Distribuzione o dai suoi legali.
Oltre alle due catene di supermercati sono indagate come persone giuridiche altre cinque società della grande distribuzione, più piccole e meno note.
Le indagini svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano hanno condotto all'inchieste che ipotizza i reati di associazione a delinquere e frode fiscale e che vede indagate 39 persone.
"Le società gestite dai soggetti indagati - si legge nel comunicato della procura - avrebbero sistematicamente effettuato l'acquisto della merce senza l'applicazione dell'Iva, sia attraverso la presentazione a fornitori italiani di lettere di intento mendaci" sia attraverso acquisti da fornitori di altri paesi Ue senza applicare l'Iva grazie a fatture per operazioni inesistenti attraverso società "cartiere", cosiddette "missing trader".
In questo modo, continua il comunicato, "le catene della grande distribuzione organizzata, beneficiarie finali della frode, avrebbero ottenuto un indebito risparmio di imposta connesso all'omesso versamento dell'Iva da parte delle società missing trader".
"L'intero sistema fraudolento era volto, evidentemente, a lucrare attraverso l'evasione Iva prezzi più bassi sul mercato, - scrive il giudice nella sua ordinanza - giacché in tal modo è stato consentito ai distributori effettuare cessioni sottocosto e spartire con le varie società coinvolte (o i loro dipendenti infedeli) premi cospicui".
(Emilio Parodi, editing Francesca Piscioneri)