MILANO (MF-DJ)--Gli effetti della crisi sono stati severi e asimmetrici, ma nel complesso le Pmi italiane si sono dimostrate resilienti rispetto all'onda d'urto della pandemia. Entro il 2022 le Pmi torneranno oltre i livelli pre-Covid, ma sarà necessario accelerare in modo strutturale il ritmo di crescita, sfruttando il PNRR e concentrando le risorse sulle imprese a maggiore potenziale di crescita.

È questa in estrema sintesi, la fotografia scattata nel Rapporto Cerved Pmi 2021, presentato oggi nell'ambito di Osservitalia e giunto all'ottava edizione. L'analisi riguarda le 160 mila società di capitale che rispettano i requisiti europei di Pmi (10-250 addetti e 2-50 milioni di euro di ricavi) e che danno lavoro a 4,5 milioni di addetti.

I dati del rapporto indicano che i ricavi sono scesi fra 2019 e 2020 dell'8,8%, con effetti più intensi per le piccole imprese (-9,2% per quelle con 10-50 addetti). La redditività lorda è calata del 14%, con punte del 67% per quelle che hanno subito gli impatti più intensi del Covid. È più che raddoppiato il numero di Pmi che ha chiuso l'esercizio in perdita, dal 16% del totale nel 2019 al 33% nel 2020.

"Nonostante questo shock, con cali dei ricavi che hanno toccato punte del 60% nei comparti turismo e ospitalità - afferma Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved - le Pmi hanno dimostrato una buona tenuta finanziaria. Sono stati decisivi provvedimenti emergenziali, come i prestiti garantiti e le moratorie, e la fase di rafforzamento patrimoniale che ha preceduto il Covid".

Le Pmi hanno superato velocemente i problemi di liquidità, con la quota di fatture non pagate che a giugno 2021 (26%) è risultata addirittura più bassa rispetto al periodo pre-Covid (28%). I fallimenti sono su livelli storicamente bassi, ma il rischio di default delle PMI è comunque aumentato, con circa 44 miliardi di debiti finanziari nei bilanci di imprese fragili (22 miliardi nel 2019). Il rischio rimane alto soprattutto nei settori più colpiti dalla pandemia, in cui i mancati pagamenti rimangono a livelli critici: a giugno 2021, 80% di fatture non saldate per le fiere e convegni, 70% per la cinematografia, 56% per le agenzie di viaggio, 44% per gli alberghi a fronte di una media del 26%.

"Secondo le nostre analisi, entro il 2022 le Pmi torneranno ai livelli del 2019 - prosegue Mignanelli - ma già prima del Covid la produttività era stagnante e i tassi di crescita bassi. È necessario rafforzare con capitali le imprese con buone prospettive ma in difficoltà finanziaria, mirando a finanziare i processi di trasformazione digitale e sostenibile".

La crisi causata dalla pandemia ha avuto un impatto forte. Tra 2019 e 2020 è più che raddoppiato il numero di Pmi che hanno chiuso l'esercizio in perdita, passando dal 16% del totale al 33%: una ogni tre. Fra le cause c'è la riduzione dei ricavi delle Pmi in termini reali dell'8,8% tra 2019 e 2020, ovvero il calo maggiore osservato in tutta la serie storica monitorata.

Ad aver patito maggiormente sono le piccole imprese (10-50 addetti) con un calo dei ricavi del -9,2%. Ma la crisi si è abbattuta con forza anche sulle medie (-6,3%) e sulle grandi società (-5,4%). Sono quindi scesi anche gli indici di redditività: il Roa si è contratto dal 4,1% del 2019 al 2,9% del 2020 e il Roe, dall'11,9% all'8,6%.

La crisi ha inoltre colpito in misura molto diversificata le imprese. Questo effetto è dovuto solo in parte a chiusure o restrizioni che hanno riguardato alcuni settori. Talvolta, infatti, sono intervenute delle modifiche strutturali su domanda e offerta.

La riprova è fornita dall'analisi condotta su oltre 200 settori la quale indica che il Covid ha prodotto una forte differenza negli andamenti settoriali, mentre, guardando i risultati delle singole imprese, si rileva che si sono discostati meno dagli andamenti medi dei singoli comparti in cui operano.

Lo shock in sostanza ha colpito in modo molto forte un gruppo ampio di Pmi (45mila, il 28,2% del campione), con un calo dei ricavi superiore al 20%. Fra le più danneggiate: agenzie di viaggi e tour operator (-76,9%) e fiere e convegni (-62%), alberghi (-52%). Hanno invece accresciuto i ricavi nonostante la pandemia circa 40 mila Pmi (il 26%). Fra i migliori il commercio online (15,2%), prodotti per la detergenza (11,6%), alimenti dietetici e per l'infanzia (8,7%).

L'asimmetria dello shock ha prodotto conseguenze fortemente diversificate sulla redditività delle Pmi. In media, le 45 mila Pm più colpite (-20% nei ricavi) hanno ridotto il Mol del 67% (-14% per il totale delle PMI) e azzerato il ritorno sull'attivo: il Roa, invece, si è attestato allo 0,1% per le Pmi più colpite e al 2,8% per le altre.

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November 09, 2021 10:23 ET (15:23 GMT)