MILANO (MF-DJ)--Per anni la Cina ha acquistato petrolio e gas dal Medio Oriente. Ora, le società del Paese stanno effettuando enormi quantità di investimenti in diversi ambiti dell'infrastruttura energetica.

La scorsa settimana, la Cina ha acquistato la sua prima partecipazione in un giacimento di gas del Qatar, con la compagnia petrolifera statale Sinopec che si è assicurata una quota dell'1,25% nella prima fase di un progetto di gas naturale liquefatto da 30 miliardi di dollari. Partecipazione che fa seguito a un altro accordo di novembre con QatarEnergy per la fornitura di 4 milioni di tonnellate di Gnl all'anno, una quantità che equivale a poco più del 6% delle importazioni cinesi di gas dell'anno prima.

Da un lato, questi accordi consentono a Pechino di diversificare le proprie forniture energetiche e ottenere una leva strategica mentre punta a diventare un più grande intermediario di potere nella regione; dall'altro, danno alle aziende del Pase l'accesso a competenze tecniche in aree a lungo dominate dalle aziende occidentali.

In effetti, la presenza cinese in Medio Oriente non è nuova. Il Paese del dragone importa circa la metà del suo greggio dalla regione. Eppure, sono sempre state le major petrolifere occidentali le forze dominanti dell'area, anche grazie alla loro avanzata competenza tecnica in parti della catena di approvvigionamento e dei loro legami di lunga data con i governi locali. Gli ultimi accordi indicano però che le cose stanno cambiando.

"Le compagnie petrolifere e del gas cinesi stanno diventando attori globali e saranno nella regione a lungo termine", ha affermato Michal Meidan, studioso di energia all'Università di Oxford.

La conclusione di nuovi accordi energetici permetterà a Pechino di ridurre anche la sua dipendenza da Stati Uniti e Australia, due dei maggiori fornitori di Gnl della Cina, offrendole anche la possibilità di negoziare i termini di un nuovo gasdotto dalla Russia, che ha perso la maggior parte del mercato europeo a causa della sua invasione dell'Ucraina.

Gli accordi consentono, inoltre, alla Cina di portare avanti altre priorità, come sfidare il primato del dollaro Usa. Durante una visita in Arabia Saudita a dicembre, il leader cinese Xi Jinping ha chiesto il regolamento di ulteriori scambi di petrolio e gas nella valuta cinese, lo yuan. Il dollaro è utilizzato nella maggior parte dei contratti petroliferi in tutto il mondo e sostiene la maggior parte delle valute del Golfo. La Cina ha concluso il suo primo acquisto di Gnl in yuan a marzo con un accordo con gli Emirati Arabi Uniti.

Sempre a dicembre, Xi aveva riferito che Pechino non solo avrebbe acquistato più energia dai Paesi arabi, ma sarebbe passata anche alla "piena cooperazione della catena industriale" con gli Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, compresa l'esplorazione e la produzione, raffinazione, stoccaggio, trasporto e vendita di petrolio e gas.

Infine, va notato che partecipazioni azionarie come quella di Sinopec in QatarEnergy non si limitano a garantire l'approvvigionamento energetico. Allo stesso tempo, offrono alle aziende statali cinesi una comprensione più profonda del processo industriale, spiega Anne-Sophie Corbeau, ricercatrice presso il Center on Global Energy Policy della Columbia University.

La Cina ha più di 20 siti nazionali in cui il gas liquido viene riconvertito in uno stato gassoso per la produzione di energia, eppure non dispone del know-how operativo per condensarlo da gas a liquido superraffreddato, necessario per esportare il carburante nelle navi, affermano gli analisti.

Pertanto, sebbene sia improbabile che le aziende cinesi esportino il proprio Gnl - considerata la scarsità delle risorse di gas naturale cinesi - una maggiore conoscenza tecnica potrebbe aiutarle a guidare altri progetti in parti remote del mondo dove esportarlo in Cina e altrove tramite un gasdotto non è fattibile.

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(END) Dow Jones Newswires

April 24, 2023 03:43 ET (07:43 GMT)