Lo ha detto a Reuters James Rushton, co-Ceo del gruppo.

"Se le circostanze fossero giuste, posso vederci attingere ai mercati dei capitali pubblici o privati nei prossimi anni", ha affermato il manager, rispondendo a una domanda sulla possibilità di una quotazione.

Di proprietà della Access Industries del miliardario Len Blavatnik, Dazn ha debuttato in Germania e Giappone nel 2016 e a dicembre ha annunciato il lancio del suo servizio di streaming sportivo live e on demand in 200 paesi.

Lo sbarco in borsa non è una necessità assoluta, ha spiegato Rushton, visto il supporto garantito da Access.

"Detto questo... si può pensare che Access voglia ulteriore supporto? Sì, certo che è possibile -- sarebbe una cosa naturale da fare".

Dazn ha appena siglato uno dei suoi più grandi accordi sui diritti sportivi in Europa, assicurandosi i diritti di trasmissione del massimo campionato di calcio italiano sul mercato nazionale per le prossime tre stagioni, battendo la concorrenza di Sky.

Rushton ha spiegato che nessuna decisione è stata presa riguardo al prezzo dell'abbonamento, che in Italia attualmente è di 9,99 euro al mese, limitandosi a dire che ci sarà un aumento ma che il gruppo non tradirà la propria filosofia di rendere i contenuti premium accessibili.

"Non abbiamo ancora preso alcuna decisione sul prezzo. È giusto dire che aumenterà da 9,99 euro, ma vogliamo mantenerlo il più competitivo possibile", ha detto.

Per quanto riguarda la cifra di 25-30 euro circolata sulla stampa italiana, Rushton ha spiegato che si tratta di numeri circolati probabilmente nelle discussioni sul lancio di un ipotetico canale della Serie A.

Il manager ha inoltre confermato che Dazn è in trattativa in Italia per assicurarsi alcune frequenze sul digitale terrestre, per rispondere alle preoccupazioni di alcuni club in merito alla copertura del servizio, sottolineando però che la vasta maggioranza accederà al servizio via streaming.

Per quanto riguarda il target di abbonati, Rushton non si sbilancia ma afferma che per far sì che l'investimento funzioni non occorrerà aumentare in maniera drammatica l'attuale base abbonati 'calcio' in Italia, suddivisa tra Sky e la stessa Dazn. Fonti di settore la indicano attualmente tra i 3,5 e i 4 milioni.

"Per far funzionare questo investimento non abbiamo bisogno di cambiare drasticamente la dimensione della base di abbonati totale sul mercato italiano, su Sky e Dazn", ha detto.

Il piano messo a punto da Dazn "non ci impone di raddoppiare il numero di persone che guardano la Serie A in questo momento per farlo funzionare".

Riguardo la partnership con Telecom Italia, che ha contribuito a rafforzare l'offerta di Dazn, sia dal punto di vista tecnico-distributivo sia, in ultima istanza, in quello finanziario, Rushton ha sottolineato che per Dazn le alleanze con le telco non sono una novità, avendo in essere già diversi accordi di questo genere in Europa.

"Penso che fare più accordi di questo tipo possa essere un bene per Dazn, ma anche per i consumatori perchè ci permette di andare sui mercati e sfidare ie pay tv tradizionali", ha aggiunto il manager.

Rushton ha riconosciuto la fase di difficoltà vissuta da Dazn l'anno scorso con la sospensione delle competizioni sportive legata alla crisi del coronavirus, per un business il cui modello si basa sulla possibilità di disdire l'abbonamento facilmente.

Ma anche sottolineato come il gruppo abbia resistito allo shock e abbia intrapreso azioni per la diversificazione del proprio business, come il lancio di una strategia di raccolta pubblicitaria e il prossimo debutto di un servizio pay-per-view.

(Elvira Pollina, Douglas Busvine, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)