(Alliance News) - Il vicepremier Matteo Salvini, interpellato sull'ascesa di Crédit Agricole SA al 15% di Banco BPM Spa, ha ribadito la sua preferenza per una maggiore presenza delle banche italiane sul territorio e il minor numero possibile di chiusure di filiali e licenziamenti ma ha lasciato la questione nelle mani del ministro Giorgetti.

Come riporta la Repubblica mercoledì, questa neutralità verso i francesi, in contrasto con l'opposizione all'OPS lanciata da UniCredit Spa su Banco BPM, solleva dubbi nella comunità finanziaria, che vede nella fusione UniCredit-BPM un'operazione di mercato, mentre l'integrazione BPM-MPS appare più politica.

Andrea Orcel, CEO di UniCredit, avrebbe avuto in passato opportunità per lanciare un'OPA su BPM ma ha rinunciato per questioni di prezzo. Solo dopo la mossa del governo per blindare MPS con BPM ha avviato trattative con Crédit Agricole, allora al 10%. Tuttavia, il primo tentativo di dialogo è fallito, con Orcel che ha rifiutato le proposte dei francesi.

Il 6 dicembre, Crédit Agricole ha annunciato il suo aumento al 15,1% di BPM, chiedendo l'autorizzazione a salire al 19,99% senza puntare al controllo. Il governo ha dato il via libera sondando però l'interesse per una fusione tra BPM e MPS.

Nel frattempo, Orcel tenta di riaprire i dialoghi con Crédit Agricole, che ora adotta un atteggiamento più cauto. Possibili sviluppi potrebbero includere l'estensione del contratto di Amundi su UniCredit o l'acquisto di filiali in caso di fusione BPM-UniCredit, consolidando la posizione di Crédit Agricole come terzo polo bancario in Italia.

Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter

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