(Reuters) - Gli investitori che detengono bond AT1, strumenti ad alto rischio ma elevata redditività ideati dopo la crisi finanziaria, sono oggi costretti a fare i conti regole cambiate, e potrebbero non ottenere alcun rimborso. 

La nuova tendenza segnala la vulnerabilità della finanza globale, alle prese con l'aumento dei costi di finanziamento e con l'impatto della guerra in Ucraina.

Nel mese di marzo il collasso e il successivo salvataggio di Credit Suisse orchestrato dal governo svizzero, che ha cancellato miliardi di dollari di bond AT1, ha suscitato lo sconcerto degli investitori, facendo lievitare i costi per le banche che mirano a fare raccolta sul mercato dei capitali con emissioni AT1. 

Ora alcuni istituti bancari minori tendono a non rimborsando questo tipo di obbligazioni, scegliendo di non esercitare l'opzione di riacquisto entro i primi cinque anni ma continuando a pagare gli interessi.

L'austriaca Raiffeisen Bank International (Rbi) rimanderà nuovamente l'opzione di rimborso del proprio bond AT1 da 650 milioni di euro a metà giugno.

"Rbi è impegnata a richiamare i titoli e rifinanziarli alpiù presto, a patto che le condizioni economiche lo consentano", ha detto a Reuters un portavoce della banca.

Prima dell'istituto austriaco anche le due banche tedesche Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank hanno posposto l'opzione di rimborso di obbligazioni da 300 milioni ciascuna, scegliendo invece di estenderne la durata.

Questa tendenza dimostra come cancellazione di miliardi di dollari di obbligazioni Credit Suisse AT1 abbia ancora un effetto pesante sul mercato delle obbligazioni ad alto rischio, stimato a circa 275 miliardi di dollari.

Gli investitori, colti alla sprovvista, sono ora più cauti nell'investire in titoli di emittenti di medie dimensioni.

I titoli bancari AT1 rendono oggi oltre 10%, da circa 8% circa prima del salvataggio di Credit Suisse, poiché gli investitori cercano un premio più elevato per il rischio.

"Il mercato At1 si sta diversificando" osserva Alessandro Cameroni, portfolio manager dell'asset manager Lemanik.

"Consapevoli dello stigma legato al mancato rimborso, le grandi banche eserciteranno l'opzione di riacquisto, ma per gli emittenti più piccoli, che vorrebbero anch'essi rimborsare gli investitori... ora è sempre più difficile" aggiunge Cameroni.

DIVERSIFICAZIONE COSTOSA

Peter Harvey, gestore per Schroders, ritiene che il caso Credit Suisse ha creato una divisione nel mercato tra grandi banche, dotate di solidità, e istituti più piccoli.

"Nel caso delle banche più piccole e più deboli ci saranno probabilmente più estensioni delle scadenze, e questo verrà visto come un fattore problematico" osserva.

Gli investitori che hanno in portafoglio i titoli AT1 Rbi non si aspettano più di essere rimborsati a metà giugno perché la banca non ha rispettato la scadenza di due settimane fa, quando avrebbe dovuto annunciare un rimborso, spiegano due investitori.

L'emittente austriaca, sottoposta a controlli delle autorità Usa per le attività in Russia, mette in relazione il mancato esercizio dell'opzione ai maggiori costi dell'emissione di un nuovo bond.

AMMORTIZZATORI

I bond AT1 sono stati concepiti per aiutare le banche ad assorbire le perdite e rientrano nelle riserve di capitale. Ma l'appetito degli investitori per queste obbligazioni sta diminuendo.

Le quotazioni degli AT1 hanno toccato il minimo da tre anni durante le recenti turbolenze bancarie, secondo Etf Invesco, che segue il mercato. Il movimento del mercato multimiliardario mostra che gli investitori si aspettano che solo un decimo delle obbligazioni venga rimborsato come di consueto, secondo il gestore Federated Hermes.

Alcune grandi banche, tra cui UniCredit e Lloyds, hanno rimborsato invece i propri bond.

Si prospettano però ulteriori rimborsi di rilievo. Nei prossimi 12 mesi, Societe Generale dovrà rimborsare 3 miliardi di dollari, Ubs 2,5 miliardi e Santander 2,3 miliardi.

La situazione pone un dilemma per le banche che hanno bisogno di prestiti o rifinanziamenti.

Gli analisti di Morgan Stanley prevedono che le banche europee debbano emettere più di 400 miliardi di euro di titoli AT1 nei prossimi tre anni. L'attuale costo elevato scoraggerà alcune di esse.

"L'alternativa" conclude Karsten Junius, economista capo J. Safra Sarasin, "sarebbe quella di aumentare il capitale, e questo è ancora più costoso". 

(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Alessia Pé)