Economia svizzera: l'eccedenza di risparmio darà nuovo impulso ai consumi
Credit Suisse pubblica lo studio «Monitor Svizzera» per il 1° trimestre 2021
16.03.2021

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Quest'anno l'economia svizzera dovrebbe ampiamente riprendersi. Gli economisti di Credit Suisse confermano le attese di una crescita economica del 3,5% e della prosecuzione dell'aumento delle spese per consumi, favorito dal fatto che gran parte delle economie domestiche private svizzere ha accumulato, anche nel corso della seconda ondata pandemica, un'eccedenza di risparmio. A trarne il massimo vantaggio dovrebbe essere il commercio al dettaglio non alimentare. Entro la fine del 2021 la performance economica dovrebbe raggiungere nuovamente i livelli pre-crisi. Tuttavia, la pandemia di coronavirus ha prodotto una sensibile perdita complessiva di benessere.

Nell'ultimo anno il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera è sceso del 2,9%, in misura analoga rispetto alla crisi finanziaria mondiale del 2009 (-2,1%). L'economia ha fatto registrare un andamento da montagne russe: il peggior crollo mai registrato nel secondo trimestre 2020, a cui è seguito un terzo trimestre con la più forte ripresa, che a sua volta nel quarto trimestre ha nuovamente perso slancio. Secondo le stime degli economisti di Credit Suisse la performance economica nel primo trimestre 2021 subirà ancora una leggera contrazione (previsione: -0,5%), prima che si inneschi, con l'avvicinarsi dell'estate, una graduale accelerazione. Per tutto il 2021 gli economisti di Credit Suisse confermano la loro previsione secondo cui il PIL crescerà del 3,5% (previsione di aprile 2020).

Dopo un periodo altalenante, ripresa duratura per l'economia svizzera
Attualmente gli effetti della pandemia sull'economia sono nettamente meno marcati che nella prima ondata di coronavirus, per diversi motivi:

  • In primo luogo, la situazione dell'economia mondiale è decisamente migliorata rispetto a un anno fa. Soprattutto in molti Paesi asiatici, che rappresentano circa il 30% della domanda globale, la pandemia è ampiamente sotto controllo e la ripresa sta proseguendo. Inoltre si prevede che il massiccio stimolo fiscale negli Stati Uniti farà aumentare la domanda globale di beni. Continua pertanto la ripresa dell'industria svizzera, fortemente dipendente dalle esportazioni.
  • In secondo luogo, grazie ai vaccini e alla diffusione dei test, si inizia a intravedere la fine della pandemia. La consapevolezza della durata limitata della crisi induce a ritenere che, nonostante il debole andamento dell'economia, non si debba verificare una forte ondata di licenziamenti. Gli economisti di Credit Suisse prevedono un aumento del tasso di disoccupazione fino a un massimo del 3,7%.
  • Terzo, sia le misure di protezione sanitarie sia quelle economiche sono già note e in vigore. Con l'aumento delle conoscenze sul virus, l'obbligo di indossare la mascherina e i piani di sicurezza esistenti, le economie domestiche private e le imprese hanno anche imparato a organizzare le loro attività in modo «conforme al coronavirus». Per esempio la mobilità è diminuita in maniera meno accentuata rispetto alla prima ondata e l'impatto della mobilità sull'economia si è ridotto.
  • In quarto luogo, le misure contro la diffusione del virus poste in atto nel secondo lockdown sono meno rigide e più mirate, con un conseguente ridimensionamento delle oscillazioni dei consumi privati.

«Eccedenza di risparmio» di due terzi inferiore rispetto alla prima ondata
Durante il lockdown le economie domestiche risparmiano in misura superiore alla media perché i redditi, grazie ai sussidi statali e all'assicurazione contro la disoccupazione, diminuiscono mediamente meno dei consumi, che sono limitati dalle misure per il contenimento del coronavirus. Secondo le stime degli economisti di Credit Suisse, nel primo lockdown la quota di risparmio - ovvero la quota di reddito che un'economia domestica risparmia al netto di tutte le spese - era quasi il doppio rispetto ai periodi di normalità: ogni economia domestica ha risparmiato quasi CHF 3000 in più. A causa delle misure di lockdown meno restrittive e delle minori perdite di reddito rispetto alla prima ondata, attualmente l'importo di risparmio correlato al lockdown è più basso. Secondo le stime degli economisti di Credit Suisse, nel secondo lockdown un'economia domestica media accumula un risparmio aggiuntivo di circa CHF 880.

Commercio al dettaglio non alimentare: tre mesi per tornare ai livelli pre-crisi
A seguito dell'assottigliamento della riserva di recupero dei consumi e del minore impatto dell'ultimo crollo dei consumi, è prevedibile che dopo gli allentamenti la ripresa risulterà meno rapida rispetto all'anno scorso. Inoltre non tutti i settori di consumi beneficeranno in ugual misura dell'atteso effetto di recupero dei consumi. Secondo gli analisti di Credit Suisse il ritorno ai livelli pre-crisi si farà attendere più a lungo in quei settori di consumi in cui da un lato le restrizioni sono state particolarmente rigide e di lunga durata (per esempio il settore alberghiero intercontinentale) e dall'altro i consumi non possono essere facilmente recuperati (per esempio la ristorazione e il tempo libero). Mentre il commercio al dettaglio non alimentare può compensare la temporanea perdita di consumi dovuta a una settimana di lockdown nel 2021 con circa due settimane di recupero dei consumi, il segmento «intrattenimento e sport» ne richiede mediamente otto. Anche se, dopo la riapertura, il panorama svizzero della ristorazione godrà inizialmente di grande popolarità, è improbabile che gli svizzeri aumenteranno in via definitiva il numero delle loro uscite al ristorante o al bar per compensare i consumi persi. Senza l'effetto del recupero dei consumi, ci vorranno ben 14 settimane di normale operatività per compensare una sola settimana di lockdown dell'anno in corso. Il settore più lontano dal ritorno alla normale operatività è quello alberghiero. Il futuro andamento del settore dell'ospitalità dipende da quanto resisteranno le restrizioni alle frontiere. Se in estate torneranno a essere possibili perlomeno i viaggi in Europa, il settore alberghiero elvetico dovrà mettere in conto che gli svizzeri torneranno a trascorrere le vacanze estive e autunnali prevalentemente all'estero. Pertanto nel 2021 dovrebbe in parte venir meno il sostegno del turismo nazionale. Un ritorno alla normale operatività sarà possibile solo quando l'attività internazionale di viaggio si attesterà nuovamente ai livelli pre-crisi. Un traguardo che, agli occhi degli economisti di Credit Suisse, appare realistico non prima di metà 2022.

All'orizzonte si intravede un'accelerazione dell'economia, ma non la piena ripresa
Tuttavia, nel 2021, la ripresa sarà complessivamente molto più sostenuta che nell'estate del 2020. Pertanto la performance economica dovrebbe nuovamente raggiungere i livelli pre-crisi prima della fine dell'anno. Ad ogni modo, secondo gli economisti di Credit Suisse, la perdita di benessere conseguente alla pandemia di coronavirus è enorme. Considerando la crescita mancata durante questo periodo, si stima che le perdite di PIL della pandemia ammontano a circa CHF 36 mia. nel 2020 e circa CHF 21 mia. nell'anno in corso - per un totale di circa CHF 57 mia. (circa l'8% del PIL del 2019). In base a questo metodo di calcolo, il divario di crescita provocato dal COVID-19 non sarà ancora del tutto colmato nemmeno a fine 2022.

La pubblicazione «Monitor Svizzera» è pubblicata trimestralmente ed è disponibile su Internet in tedesco, francese e inglese all'indirizzo www.credit-suisse.com/monitorsvizzera

La prossima edizione sarà disponibile il 15 giugno 2021.

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Credit Suisse Group AG published this content on 16 March 2021 and is solely responsible for the information contained therein. Distributed by Public, unedited and unaltered, on 18 March 2021 16:11:03 UTC.