Ma questa magnanimità è davvero giustificata? Il dibattito è aperto. Mentre gli investitori mantengono la fiducia in Christian Sewing, che ha assunto la guida del gruppo bancario tedesco nel 2018, i risultati annuali pubblicati ieri invitano a una certa cautela. Pur tagliando quanto più grasso possibile, Deutsche Bank non è ancora in grado di risolvere il suo preoccupante problema dei costi.

Inoltre, nonostante Christian Sewing si sia detto determinato a ridurre la dipendenza di Deutsche Bank dal suo segmento di investment banking,  è ben lontano dal raggiungere questo obiettivo: nel 2024, questo settore eccessivamente esposto al trading di prodotti a tasso fisso, un'attività ad alta intensità di capitale e poco redditizia, rappresentava ancora un terzo del fatturato consolidato.

È proprio questo segmento dell'investment banking che, approfittando di un mercato obbligazionario altamente volatile con le variazioni tettoniche dei tassi di interesse registrate negli ultimi trimestri, sta trainando l'intera attività verso l'alto. I ricavi sono aumentati del 15%, a fronte di cali del 2% e del 3% nei segmenti retail e corporate banking.

L'utile consolidato è stato ancora una volta duramente colpito da spese legali presentate come “eccezionali”. Il problema, come gli azionisti sanno fin troppo bene, è che per Deutsche Bank questi costi cosiddetti eccezionali tendono a ripetersi con inquietante regolarità.

Nel 2024 i costi sono aumentati del 6%, superando la crescita dei ricavi, che è stata del 4%. Anche gli accantonamenti appaiono cupi: quest'anno sono aumentati del 22%, penalizzati dalla recessione in Germania e dalla fragilità del mercato immobiliare negli Stati Uniti in seguito all'aumento dei tassi di interesse.

Di conseguenza, l'utile netto è sceso del 36% e la redditività del capitale netto tangibile è molto bassa rispetto a quella di altri grandi gruppi bancari europei, la maggior parte dei quali ha chiuso il 2024 con buoni risultati. A questo proposito, si veda il nostro articolo del 24 gennaio: Banche europee: azionisti premiati.

Il settore sembra essere sul punto di risorgere, ma per il momento senza Deutsche Bank, anche se Christian Sewing e il suo direttore finanziario James von Moltke ci assicurano che, come i suoi colleghi, il gruppo sarà presto in grado di aumentare considerevolmente le distribuzioni di capitale agli azionisti.

Salvo cataclismi imprevisti, gli analisti di MarketScreener non sarebbero sorpresi di vedere Deutsche Bank restituire agli azionisti almeno 4,5 miliardi di euro nei prossimi due esercizi, 2025 e 2026. Il recente balzo della capitalizzazione di mercato del gruppo a 37 miliardi di euro dimostra che il mercato scommette su uno scenario ancora più ottimistico.

Gli azionisti del gruppo hanno sentito questo ritornello quasi ogni anno dalla grande crisi finanziaria del 2008-2012. La sfida è strutturale: oltre a una cultura aziendale aperta alle critiche, la più grande banca del più grande Paese europeo rimane intrappolata in un mercato interno molto difficile, in un'attività di investment banking volatile e in un bilancio con un attivo inferiore a quello di Société Générale.