ROMA (MF-DJ)--Si potrebbe definire la variante impazzita della crisi energetica che sta mettendo a dura prova famiglie e imprese. Accanto a loro, infatti, anche le aziende energetiche che riforniscono gas ed elettricità (e che rappresentano l'ultimo tassello della filiera energetica) si trovano in grande difficoltà nel rifornire di energia imprese e famiglie, dovendosi confrontare con un mercato sempre più volatile e imprevedibile e, soprattutto, con ridotti margini di guadagno e un contestuale assorbimento di cassa elevato. Qualcuno, come Europe Energy ha già portato i libri in tribunale e ora il 15% delle 500 aziende attive in Italia nella fornitura di luce a gas rischia di fare altrettanto nell'immediato futuro.

Il faro è stato acceso dalla società di consulenza Oliver Wyman, che in un'indagine visionata in esclusiva da MF-Milano Finanza ha sottolineato come la maggior parte dei piccoli player si trovi in condizioni di forte stress finanziario; una situazione destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi. "Il default di queste aziende avrebbe ricadute su più di 1,5 milioni di consumatori sull'intera filiera, con la concreta possibilità che gli impatti si estendano sia a quelle realtà che fino a oggi hanno dimostrato una condizione finanziaria più resiliente sia ai piccoli operatori, con un conseguente aumento del rischio sistemico", spiega Angelo Rosiello, partner di Oliver Wyman.

Al di là dell'ovvio effetto innescato dai prezzi energetici, a contribuire al progressivo peggioramento della situazione è stata una serie di concause. Finora, sottolinea Rosiello, "le tariffe a prezzo fisso hanno protetto buona parte dei consumatori, seppur causando forti perdite per quegli operatori che non hanno gestito prontamente il cambio di scenario e si sono trovati costretti ad adempiere a quanto previsto dai contratti".

Tuttavia, nei mesi a venire, "quegli stessi rischi, considerati in passato marginali negli accordi commerciali e che oggi invece sono esacerbati dallo scenario corrente, verranno prezzati dai rivenditori, che toglieranno puntualmente alcune opzioni e formule dal mercato". Ci sono poi i limitati spazi di manovra su oneri e imposte da parte del governo per alleggerire le bollette: più di 25 miliardi di euro a sostegno di cittadini e imprese, a cui si aggiungerà un pacchetto da ulteriori 13 miliardi; la previsione di un aumento del rischio di credito causato dai prezzi delle materie prime in costante crescita; l'impedimento della modifica unilaterale dei contratti da parte dei fornitori di energia per tutelare i clienti finali (dl Aiuti bis), che ha però messo a rischio la stabilità finanziaria dei retailer non integrati sulla filiera e che non hanno assicurato un approvvigionamento adeguato, anche a causa di una limitata liquidità di mercato.

"Tutto questo sta mettendo sotto stress i bilanci delle aziende puramente retailer, così come quelli di operatori più integrati lungo la catena del valore energetica (seppur questi ultimi conseguano profitti maggiori)", chiosa Rosiello. In pratica, "a un certo punto, le società che hanno una forte esposizione sulla vendita o che sono focalizzate solo su di essa (i retailer) sono rimaste esposte in termini di liquidità in seguito alla crescita del prezzo delle commodity, accompagnata da grande volatilità". Ciò "ha portato a un assorbimento di liquidità che per ora è stato gestito dai grandi player, seppur con un certo grado di difficoltà, mentre ha decisamente schiacciato gli operatori più piccoli dati i brevi tempi di pagamento legati all'approvvigionamento di commodity a mercato, solitamente settimanali, che determinano un esborso più veloce rispetto all'incasso dei crediti cliente".

Tutto questo pone dunque alcuni temi sulla gestione della situazione da parte delle utilities. In primis, servirebbe un sostegno a livello di autorità bancarie che permetta di fornire garanzie alle banche tali da permettere a queste ultime di "assumersi determinati rischi", dice Rosiello. Un circolo virtuoso che a questo punto metterebbe gli istituto di credito nella condizione di poter concedere più agevolmente linee di credito ai soggetti più vulnerabili.

C'è però anche una responsabilità in capo alle aziende, dal momento che "non possono aspettare aiuti in maniera passiva", precisa il manager. Queste realtà dovrebbero "condurre un'analisi di stress test, ossia "simulare la pfn in maniera analitica rispetto a uno scenario di shock di prezzo, ponendo particolare attenzione ai mesi invernali, tarando le linee di credito al fine di reggere lo stress". Una sorta di "gestione del circolante in ottica di turnaround" perché, conclude Rosiello "il mercato non fa sconti e la tempesta sembra non aver intenzione di passare".

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0308:54 ott 2022


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October 03, 2022 02:56 ET (06:56 GMT)