ROMA (Reuters) - Il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti ha dato il via libera all'offerta per rilevare il 10% del capitale di Open Fiber da Enel, nell'ambito del piano di riassetto dell'operatore di rete in fibra ottica.

In questo modo Cdp punta a salire al 60% di Open Fiber, assumendone il controllo e guadagnandosi un ruolo centrale nello sviluppo della banda ultra-larga in Italia.

Cdp, dice la nota, si è impegnata ad apportare nuove risorse prima del closing, finalizzate a sostenere l'accelerazione del piano di sviluppo della rete infrastrutturale.

A questo proposito una fonte vicina alla situazione spiega che l'apporto di risorse complessivo sarà intorno ai 300 milioni di euro, suddivisi pariteticamente tra Cdp ed Enel.

Enel non ha commentato, aggiungendo che farà dichiarazioni solo dopo aver consultato i documenti ufficiali.

La presentazione dell'offerta da parte di Cdp per ottenere la maggioranza in Open Fiber avviene a valle della decisione di Enel di considerare la proposta presentata da Macquarie, che ha offerto 2,65 miliardi di euro per rilevare una quota fino al 50% detenuta dalla utility.

Tre fonti vicine alla situazione spiegano che è convocato per domani un board di Enel per discutere dell'offerta del fondo australiano, che scade appunto oggi.

Oggi, intanto, il cda di Open Fiber ha espresso il proprio gradimento all'ingresso del fondo infrastrutturale Macquarie nel capitale della società, fa sapere una nota.

Cdp, si legge sempre nel comunicato di stamane, ha sottoscritto un term-sheet vincolante con Macquarie per definire gli assetti di governance di Open Fiber successivi all'ingresso del fondo nel capitale.

Il riassetto di Open Fiber -- con l'aumento del peso di Cdp nel capitale -- è considerato un passaggio chiave da parte degli analisti nel percorso che dovrebbe portare all'integrazione dei suoi asset di rete con quelli dell'ex monopolista pubblico Telecom Italia (Tim), di cui Cdp è il secondo principale azionista con una quota del 10%.

In base a un accordo preliminare siglato tra Cdp e Tim ad agosto, Open Fiber e Tim dovrebbero far confluire in una nuova società, AccessCo, i rispettivi asset di rete fissa, creando un operatore unico, aperto ad altri player, con la Cassa in grado di esercitare una funzione d'indirizzo strategico in quanto azionista di peso.

Tim, d'altra parte, in base a questo schema, avrebbe potuto mantenere una quota superiore al 50% della nuova società, se la valutazione degli asset conferiti, comprensivi della rete che va dalle centrali fino alle case, lo avesse giustificato.

Tale piano, caldeggiato dal precedente ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, non è stato però del tutto fatto proprio dal nuovo governo guidato da Mario Draghi, con alcuni ministri, come il titolare dell'Innovazione tecnologica Vittorio Colao e quello della Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che hanno espresso perplessità.

Nella maggioranza che sostiene il governo Draghi le posizioni sul tema di come spingere l'infrastrutturazione della rete ultraveloce sono peraltro variegate.

Piazza Affari legge però l'offerta di Cdp per salire al 60% di Open Fiber come il segnale che l'operazione di creazione della cosiddetta 'rete unica' possa prima o poi andare in porto, nell'ottica di evitare duplicazioni di investimenti e generare sinergie. Il titolo Tim arriva infatti a guadagnare oltre il 4%.

Secondo il broker Bestinver "la notizia accelererà il progetto di rete unica" e ora che Cdp e Macquarie hanno trovato un accordo, il broker ritiene che l'unica incertezza per la cessione potrebbe venire dall'Antitrust Ue "poiché Cdp ha sia il 10% di Tim sia il controllo di Open Fiber".

Dello stesso avviso Equita, che si aspetta che una volta sbloccato l'impasse su Open Fiber "Cdp ritorni sul dossier rete unica, sulla linea della lettera d'intenti siglata con Tim ad agosto".

(hanno collaborato Stephen Jewkes e Giancarlo Navach, in redazione a Milano Sabina Suzzi)