MILANO (MF-DJ)--Il primo conto del fallimento di Seci, la holding della famiglia Maccaferri, ammonta almeno a 650 milioni di euro. È questa la cifra che i vari creditori vantano nei confronti della holding bolognese, dichiarata fallita lo scorso luglio dopo un lungo e sofferto concordato. Scorrendo le pagine del progetto di stato passivo consegnato dai tre curatori Enrica Piacquaddio, Claudio Solferini e Antonio Rossi, emerge infatti una nutrita pattuglia di creditori, dai bondholder a vari istituti bancari, passando per noti professionisti.

Tra gli obbligazionisti figurano i soci di minoranza di Sigaro Toscano, sottoscrittori del bond da 90 milioni, dall'ex ministro del governo Monti ed ex presidente di Enel Piero Gnudi che, tramite Antelao Spa, ha chiesto circa 38 milioni, a Taconic Capital, passando per la Comunimpresa di Aurelio Regina (18,2 milioni) e l'Aragon di Francesco Valli (6,2 milioni). Vi sono poi i vari professionisti che hanno lavorato al dossier nel corso degli ultimi anni, come lo studio notarile Rossi-Vico-Chiusoli che punta a recuperare 34mila euro, così come il professore e avvocato Alberto Maffei Alberti, circa 37mila, mentre lo studio legale Galletti & Partners avrebbe presentato una parcella di oltre 650 mila euro. Quanto ad alcune società di consulenza, i tre curatori avrebbero accertato i 128 mila euro chiesti da Kpmg, mentre bisognerà capire se sono stati accertati gli 1,2 milioni richiesti da PwC.

Nella lista dei creditori non mancano neppure alcune realtà pubbliche: in primis Sace, che avrebbe avanzato una richiesta da circa 12 milioni, seguita dall'Agenzia delle Entrate con richieste per 5 milioni. Inevitabile, poi, la presenza dei principali istituti di credito nazionali e locali, di cui è bene però distinguere i vari livelli di coinvolgimento tra holding Seci e le controllate di tutto l'impero Maccaferri. Nel caso specifico, sui crediti vantati nei confronti di Seci, a Bnl-Bnp Paribas sono stati riconosciuti 31,7 milioni di crediti su una richiesta di 33 milioni, mentre a Cassa di Ravenna 21 milioni, cui si aggiungono poi gli oltre 4 milioni di Banco Bpm, i circa 2 milioni di Banca Ifis, gli 1,7 milioni di Unicredit, i 72mila euro di Crédit Agricole e i 3,4 milioni di Banca Ubae, l'istituto nato come unione delle Banche Arabe ed Europee controllato all'80% dalla Libyan Foreign Bank e tra i cui azionisti vi sono anche Unicredit al 6,6%, Intesa Sanpaolo (1,1%), Mps, Eni al 3,3% e Tim all'1,1%.

Alcuni istituti di credito figurano poi come creditori anche su quasi tutte le realtà della galassia Maccaferri. In questo senso, alcune settimane fa Reorg ha sottolineato l'esistenza di un'asta per i 120 milioni lordi di crediti in portafoglio a Unicredit. Un dossier attentamente visionato da Apollo (che ha già rilevato crediti da Banco Bpm e Intesa Sanpaolo), Europa Investimenti, Taconic e Sc Lowy. Una partita però tutt'altro che semplice considerando quanto sottolineato da alcuni osservatori, che indicano come non del tutto univoca la decisione di cedere o meno realmente le esposizioni.

fch

(END) Dow Jones Newswires

November 16, 2021 02:11 ET (07:11 GMT)